Il temibile batterio Pseudomonas syringae pv. Actinidia che ha già falcidiato la produzione di kiwi nel Lazio è arrivato in Piemonte. La conferma viene da Agroinnova (Università di Torino), che ha analizzato alcuni campioni di piante sintomatiche localizzate in determinate aree. La preoccupazione è che il batterio, vista l'estrema facilità con cui si diffonde, finisca per danneggiare pesantemente la coltivazione del kiwi in Piemonte, che con 84.500 tonnellate e 4.500 ettari è la seconda regione italiana per produzione, dopo il Lazio.
Confagricoltura ricorda che la produzione di frutti di actinidia nel mondo ha superato 1,6 milioni di tonnellate e l’Italia è il primo produttore.
Scoperto in Giappone, il batterio Pseudomonas syringae pv. Actinidia è stato riscontrato per la prima volta in Italia oltre 15 anni fa nel Lazio e successivamente in Veneto. La malattia colpisce soprattutto le varietà a polpa gialla, che appartengono alla specie Actinidia chinensis, ma l'infezione è in grado di passare anche su quelle a polpa verde, quali Hayward (A. deliciosa), che risultano meno sensibili.
Le temperature miti in autunno e in primavera favoriscono la moltiplicazione del batterio; l'umidità e le piogge svolgono, invece, un ruolo primario nel disperdere le cellule batteriche. Anche insetti, uccelli, come pure gelate tardive, grandinate, violenti temporali e il vento contribuiscono alla diffusione di questo patogeno.
Il batterio causa tipici cancri sul tronco e sui tralci della pianta fino a provocarne la morte.
Per questo sono fondamentali le misure preventive proposte dal Creso, Consorzio di ricerca e sperimentazione per l'ortofrutta, che raccomanda innanzitutto l'attenta osservazione sulla presenza di eventuali piante sintomatiche. In caso positivo, il tecnico deve prelevare con le dovute attenzioni le parti da far analizzare a laboratori specializzati. Le piante che manifestano vistosi sintomi, con gravi deperimenti, vanno estirpate e distrutte. Le altre vanno trattate con agrofarmaci a base di sale di rame, che al momento sembra essere l'unica strategia veramente efficace.
Inoltre, all'atto dell'acquisto delle piante, occorre accertarsi sempre della zona dove sono situati i vivai, per escludere che arrivi materiale da aree infette.
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Fonte: Confagricoltura