Questa settimana il ministero della Salute ha emanato cinque provvedimenti separati in cui sospende la commercializzazione e l’impiego (vendita e uso in campo), su tutto il territorio nazionale, dei prodotti fitosanitari contenenti le sostanze attive Carbendazim, Dinocap, Flusilazole, Vinclozolin e Warfarin, che invece, al momento, continueranno ad essere liberamente commercializzate nel resto dell’Unione europea.
I provvedimenti di Carbendazim e Dinocap sono stati pubblicati sulla Gazzetta ufficiale nazionale n° 60 del 14 marzo e sono entrati in vigore il giorno successivo.
Gli analoghi decreti riguardanti Vinclozolin e Warfarin sono stati invece pubblicati sul numero 61 della medesima pubblicazione, uscita il 15 marzo.
Infine il provvedimento riguardante il flusilazole è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n° 62 del 16 marzo.
Dal 15 marzo 2005 è quindi proibito commercializzare e impiegare prodotti contenenti Carbendazim e Dinocap, dal 16 marzo quelli contenenti Vinclozolin e Warfarin e dal 17 quelli contenenti Flusilazole.
Le aziende titolari delle rispettive registrazioni avranno 90 giorni per ritirare le scorte dei prodotti interessati dal provvedimento e dovranno anche mettere in atto ogni iniziativa idonea ad informare l’utilizzatore finale dei provvedimenti stessi.
Alla base della sospensione vi è la classificazione di queste sostanze attive, che è considerata particolarmente pericolosa nei confronti dell’uomo.
La caratteristica che accomuna queste sostanze è l’essere CMR di Categoria 1 o 2, cioè Cancerogene, oppure Mutagene oppure Tossiche per la Riproduzione. La categoria esprime il livello di pericolosità e in particolare la categoria 1 raggruppa quelle sostanze per le quali “esistono prove sufficienti per stabilire un nesso causale tra l’esposizione umana alla sostanza e lo sviluppo di tumori (nel caso di sostanze cancerogene) o di alterazioni genetiche ereditarie (nel caso di sostanze mutagene) oppure di calo della fertilità o di effetti tossici sullo sviluppo della progenie (nel caso di sostanze tossiche per la riproduzione).
Ad esempio tra i cancerogeni di categoria 1 ricordiamo sostanze come l’asbesto e molti idrocarburi come il Benzene, contenuto tra l’altro nella benzina verde. Tra i tossici per la riproduzione di categoria 1 troviamo uno dei principi attivi oggetto del provvedimento: il warfarin.
Tuttavia il sale sodico del warfarin (warfarin sodium) è autorizzato come farmaco anche in Italia (Coumadin, AIC n° 16366027, prezzo 2,16 euro) per la cura delle trombosi, per le sue spiccate proprietà anticoagulanti.
Nella categoria 2, cui appartengono gli altri principi attivi oggetto del provvedimento restrittivo, sono annoverate sostanze per le quali sussistono dati dai quali emerge la loro pericolosità per l’uomo in termini di cancerogenicità, mutagenicità o tossicità per la riproduzione, ma per i quali non è stato possibile stabilire un nesso causale tra l’esposizione a queste sostanze e la comparsa di queste patologie.
In particolare tutti i principi attivi citati sono tossici per la riproduzione e Carbendazim è anche mutageno.
Tuttavia secondo la legislazione europea, tra le più restrittive del mondo, queste caratteristiche, innegabilmente deleterie, non sono di per sé motivo per impedire la commercializzazione dei prodotti che le contengono. Questo perché il processo autorizzativo europeo si basa sulla valutazione del rischio e non sulle proprietà intrinseche della sostanza. In altre parole, occorre non solo considerare la pericolosità di una sostanza, ma anche le quantità in gioco.
La valutazione del rischio a livello comunitario delle sostanze citate non si è ancora conclusa e l’Italia, applicando la clausola di salvaguardia prevista dalla direttiva 91/414, ne ha appunto sospeso cautelativamente la commercializzazione e l’impiego, in attesa del definitivo pronunciamento comunitario, che dovrebbe essere disponibile tra breve (comunque entro la fine del 2005).
Nei primi giorni della prossima settimana AgroNotizie invierà una newsletter specifica su questi provvedimenti, con i provvedimenti completi, l'elenco dei prodotti interessati e il punto di vista dell'industria e dei commercianti.
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Fonte: Agronotizie