"Flessibilità agronomica ed adattabilità dei sistemi agricoli sono il binomio per il futuro e la sfida che gli agronomi mondiali lanciano in occasione della conferenza sul clima – spiega il presidente Waa Andrea Sisti – Uno degli obiettivi condivisi dovrà essere anche quello di migliorare la capacità dei territori di produzione ad affrontare il rischio e l’imprevedibilità meteorologica attraverso lo sviluppo di tecniche agrarie in grado di contribuire alla mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici".
L’agricoltura e gli effetti del cambiamento climatico
Agricoltura e deforestazione sono causa dei cambiamenti climatici e sono responsabili di un terzo delle emissioni globali di gas serra così come produrre 1 kg di carne bovina causa l’emissione di 36 kg di CO2 e la produzione di 1 kg di pomodori rilascia 0,05 kg di CO2. D’altra parte di fronte ai cambiamenti climatici si intensificano i fenomeni estremi: desertificazione e inondazioni, salinizzazione delle terre; sviluppo di parassiti e malattie e così le produzioni agricole subiscono una perdita nei rendimenti per l’incidenza di nuovi patogeni oltre che per la ridotta disponibilità di acqua; mentre i mutamenti climatici inducono lo spostamento degli areali produttivi e la modifica delle vocazionalità territoriali. "L’agronomo e l’esperienza dell’Expo lo ha dimostrato – sottolinea la World association of agronomists - è la figura professionale che è in grado di pianificare e progettare opere irrigue e di drenaggio per la mitigazione degli effetti dei mutamenti climatici, progetta i sistemi informativi territoriali per il monitoraggio dei territori rurali e forestali, elabora soluzioni per l’introduzione di nuove coltivazioni adatte ai cambiamenti climatici, elabora progetti di agrometereologia per il monitoraggio dei microambienti e progetti di ricerca applicata per la prevenzione del rischio dei territori di produzione".
Le soluzioni
Ridurre le emissioni di CO2 e altri gas serra è possibile attraverso l’utilizzo di biomassa rinnovabile per finalità energetiche, adottando pratiche che favoriscono il sequestro dl carbonio nella biomassa vivente (nel caso delle coltivazioni arboree) e nei suoli (nel caso delle colture erbacee), promuovere modelli di consumo alimentare attenti al risparmio energetico e alla salvaguardia dell’ambiente. La diffusione della filiera corta e dei prodotti stagionali e territoriali, infine, sono azioni che favoriscono la resilienza ai cambiamenti climatici.
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Fonte: Conaf - Consiglio dell'ordine nazionale dei dottori agronomi e forestali