"Gli impianti del 'Progetto biomasse' sono a chilometro zero perchè sfruttano le risorse del territorio; utilizzano cioè scarti e residui di lavorazioni agricole eseguite in loco. Questo è il loro grande punto di forza", spiega il gruppo di lavoro Enama sulle agroenergie, che prosegue: "D'altro canto, la filosofia dei nuovi meccanismi di agevolazione è proprio quella di puntare su strutture di dimensioni medio-piccole che, proprio per questo, riescono ad essere autosufficienti rendendo produttive 'risorse' quali avanzi di potatura, reflui zootecnici o letame, altrimenti destinate alla discarica. E' la strategia del 'consumo ciò che produco' ". Con benefici dal punto di vista sia economico che ambientale, poiché, oltre ad abbattere i costi di smaltimento e a creare reddito da materiali senza apparente valore, gli impianti, grazie alla loro attività di riciclo, permettono di ridurre l'impatto inquinante diretto dei rifiuti sugli ecosistemi locali. Secondo stime Enama, in un solo anno la produzione di tutte le centrali italiane a biomassa e biogas permette di risparmiare ben 2,3 milioni di barili di petrolio.
"Ma le centrali del Progetto biomasse - proseguono i tecnici Enama – sono soprattutto innovative: sono progettate sia per contenere le emissioni derivanti dal trattamento dei residui, sia per ottimizzare la produzione e il successivo consumo di energia elettrica". La maggior parte degli impianti infatti è equipaggiata con un sistema di recupero del calore, che viene poi riutilizzato per il riscaldamento dei locali aziendali o per alimentare altre lavorazioni. In altri termini, grazie al riciclo delle biomasse è davvero possibile seguire un percorso virtuoso all'insegna della sostenibilità, dell'autonomia e dell'efficienza energetica.
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Fonte: Enama - Ente nazionale per la meccanizzazione agricola