Cia, agricoltori italiani, Confagricoltura e Copagri dell’Emilia Romagna commentano quindi amaramente la situazione del comparto cerealicolo, che a tutt’oggi assiste a quotazioni del frumento tenero sui 16 euro al quintale e quello duro valutato 19 euro. Il valore medio 2015 del frumento tenero panificabile è stato di 200 euro a tonnellata, per il duro 336 euro e l’orzo 180 euro a tonnellata (quotazioni Borsa merci Bologna).
Questa la fotografia in bianco e nero quando, mai come quest’anno, i frumenti presentano un’alta qualità. “La qualità italiana non è inferiore a quella estera e i campioni di grano 2016 testimoniano addirittura il contrario, tanto che proprio alla Borsa merci di Bologna le voci del listino sono state adeguate all’alto standard proteico registrato sul territorio”, hanno affermato le associazioni.
“È inoltre una annata con un raccolto soddisfacente nella media ed è per questo che abbiamo dato vita a ‘Grano amaro’ e che abbiamo realizzato in tutte le provincie dell’Emilia Romagna per far capire alla cittadinanza il nostro disagio e far conoscere la situazione critica dei cereali, nonché mettere in evidenzia il divario tra costo del frumento, pane e pasta. Una forbice che non è mai stata così ampia: questo danneggia tutta la filiera produttiva a partire dai produttori che non hanno più reddito da cereali. Venticinque anni fa un quintale di frumento valeva circa 30.000 lire, gli attuali 15 euro. Se si fanno le debite proporzioni c’è stata una perdita di valore che non ha eguali in altri prodotti”.
“Quello dei prezzi - concludono Cia, Confagricoltura e Copagri - è un problema serio e non si limita alle sole aziende agricole: il crollo del prezzo del frumento non ha portato alcun beneficio al consumatore. Serve una riflessione sull’intera filiera, non è possibile che i costi gravino solo su produttori e consumatori finali”.
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Fonte: Cia, Confagricoltura e Copagri della provincia di Ravenna