“Per circa 7-8 anni una ventina di agricoltori della Lomellina, tra il Pavese e il Novarese, hanno coltivato circa 5-6mila ettari di questo riso tondo, molto richiesto per amalgamarsi col pesce crudo – racconta il presidente di Cia Lombardia, Giovanni Daghetta –. Quest’anno le produzioni sono raddoppiate, passando da circa 30mila tonnellate a 60mila, se la stagione procederà regolarmente, grazie a circa 10-12mila ettari coltivati”.
Le potenzialità per le varietà tonde, secondo quanto aveva preconizzato lo scorso febbraio Mario Francese, presidente di Airi (l’Associazione delle industrie risiere italiane), potrebbero arrivare a 50-60mila tonnellate. La produzione italiana, in particolare, negli ultimi anni ha registrato un incremento, passando da 2 milioni a 2,8 milioni di tonnellate. E nei campi non sono state seminate soltanto le varietà più tradizionali come Carnaroli, Vialone Nano e Baldo, ma anche varietà di tipo Japonica come il Ribe o, appunto, lo Yume, tipologia particolarmente adatta per la preparazione di sushi, perché ricco di amido e in grado di amalgamarsi molto bene con il pesce crudo.
“Le nostre cooperative – spiega Daghetta – da alcuni anni hanno un filo diretto con un gruppo di distribuzione giapponese, che lavora in Europa con l’alta ristorazione e che ci fornisce direttamente il seme”.
Allettante il prezzo, mediamente il 25% in più rispetto alle quotazioni delle varietà tonde nel periodo novembre-marzo. Il disciplinare di produzione è seguito direttamente dalla Japan Food Corporation Europe, che ha la supervisione nel Vecchio Continente del riso da sushi.
“La coltivazione – specifica il presidente di Cia Lombardia - si concentra in Lomellina e nel Piemonte, aree ad alta specializzazione per le varietà tonde, ma nulla esclude che anche altre zone vocate alla risicoltura, come ad esempio il territorio fra Mantova e Verona, possano ricavare una nicchia per produrre lo Yume. La produzione e il prezzo, d’altronde, sono molto simili al Vialone Nano”.
Dal prossimo mese, intanto, il Giappone inizierà ad esportare verso il Regno Unito il riso dell’area di Fukushima, zona colpita da un incidente nucleare in seguito a un forte tsunami. Il riso destinato all’Unione europea dovrà passare attraverso una prova di radiazioni nei Paesi importatori o in Giappone.