Il caro-petrolio mette in allarme la Confederazione agromeccanici. Con il barile di greggio proiettato oltre gli 80 dollari e una serie di rincari inanellata in queste settimane dai prezzi del gasolio, il rischio di strangolare le imprese agromeccaniche con i pagamenti immediati del carburante – e rallentare la ripresa del settore primario, di per sé piuttosto lenta - è elevato.

"I grandi lavori in campagna – segnala Leonardo Bolis, numero uno di Confai – sono ormai già stati svolti, ma sono alle porte la semina dei cereali primaverili come il mais e la soia e altre lavorazioni dei terreni, che comunque richiedono l’intervento massiccio dei contoterzisti".
La categoria degli agromeccanici, attenta anche alla tutela dell’ambiente, si avvale di macchine sempre più moderne e ultra-specializzate. "Tuttavia gli oltre tremila aderenti a Confai, situati nelle aree italiane a maggior vocazione agricola, dalla Lombardia al Piemonte, dalla Toscana alla Campania, necessitano di ingenti quantitativi di gasolio agricolo, che pagano alla consegna".

Le imprese di meccanizzazione agricola soffrono uno squilibrio nei rapporti economico-finanziari: da un lato pagano immediatamente grandi volumi di carburante, dall’altro incassano solamente a fine anno dalle aziende agricole il corrispettivo dei lavori svolti nelle campagne.
"Parliamo di milioni di euro che gravano sulle casse degli agromeccanici – specifica il coordinatore nazionale di Confai, Sandro Cappellini e che frenano il processo di modernizzazione delle tecnologie per l’agricoltura e la ripresa economica del settore primario".

La Confederazione lancia un appello al Governo. "Riteniamo che per alcune categorie, come quella dei contoterzisti – conclude Bolisdebba essere concessa una misura di defiscalizzazione, azzerando l’accisa".