Come diceva il grande Gino Strada: "Io non sono pacifista. Io sono contro la guerra". E la guerra di problemi ne sta dando veramente tanti; a cominciare ovviamente da chi si ritrova sotto le bombe o fra il fischiare delle pallottole.
E per finire a quelli che sono toccati dalle ubbie della famosa mano invisibile del mercato: la manona, come noto, ha una curiosa depravazione ed esprime costantemente ed inequivocabilmente una certa preferenza per il fondoschiena agricolo.
Negli scorsi giorni la Commissione Europea ha proposto di estendere fino a giugno 2025 (brutto augurio per gli ucraini) il commercio senza dazi doganali con Ucraina e Moldavia. Dopo interminabili discussioni all'interno delle Commissioni di Consiglio sono stati trovati dei meccanismi di tutela per gli agricoltori (complice sicuramente il forte malumore, usiamo l'eufemismo, espresso dagli agricoli negli scorsi mesi).
In pratica quando un certo prodotto verrà importato in misura maggiore rispetto a un periodo di riferimento (dal secondo semestre 2021 a tutto il 2023), la Commissione potrà in 14 giorni bloccarne l'importazione. Il così detto "freno di emergenza" potrà essere applicato su pollame (76mila tonnellate nel 2021, 173mila tonnellate nel 2023), zucchero (18mila tonnellate nel 2021, 496mila tonnellate nel 2023) e uova. Ma anche su avena, mais, semola e miele.
Non si è capita ancora bene la posizione per grano e cereali; questi non compaiono nella lista ma ci sarebbe uno "staremo a vedere, forse…".
Per capirci, e lo diciamo per il fondo schiena di chi ha cereali in campo, di grano nel 2021 si importavano dall'Ucraina (lasciamo stare Russia e Turchia) 288mila tonnellate, 6,1 milioni di tonnellate nel 2023. Per l'orzo 50mila tonnellate nel 2021, 660mila tonnellate nel 2023.
La votazione finale avverrà con la plenaria dell'Europarlamento del 24 aprile prossimo.
Adesso provate a dire che il prossimo giugno non andrete a votare che tanto il Parlamento Europeo non conta nulla...