Orario di lavoro, un enigma
Non è sempre facile rispettare gli obblighi relativi all'orario di lavoro come previsto dal Decreto Trasparenza.
Accade in particolare con alcune tipologie contrattuali, come spiega Alessandro Rota Porta sulle pagine de Il Sole 24 Ore del 5 settembre.
Le maggiori difficoltà si incontrano con il lavoro a chiamata e con il lavoro agricolo.
La normativa prevede infatti l'indicazione delle ore retribuite garantite e l'individuazione delle eventuali fasce orarie e i giorni predeterminati in cui il lavoratore è tenuto a svolgere le prestazioni lavorative.
In sostanza, si legge nell'articolo, la programmazione del lavoro dovrebbe essere portata a conoscenza del lavoratore solo se prevista.
Ma il contratto può essere validamente stipulato anche senza questa indicazione.
C'è evidentemente la necessità di un chiarimento sulle prassi da seguire per non incorrere in sanzioni.
Peraltro, conclude l'articolo, appare complicato adattare queste regole al contratto di lavoro agricolo, anche esso coinvolto dalla riforma.
Crisi profonda
Un'azienda su tre in ginocchio e il valore aggiunto del settore agroalimentare cala dell'1,1% rispetto allo scorso trimestre.
Lo si legge nell'articolo firmato da Edoardo Sirignano su L'Identità del 6 settembre, dove si citano i numeri elaborati dall'Istat sull'andamento dell'economia, che complessivamente è in crescita dell'1,1%.
A mettere in difficoltà il settore primario intervengono varie congiunture negative, fra le quali la siccità, la guerra in Ucraina e il caro energia.
Stando ai dati elaborati dal Crea, un terzo delle aziende agricole si trova a lavorare in perdita, mentre il 13% è in procinto di chiudere i battenti.
L'articolo prosegue elencando una serie di rincari dei principali fattori della produzione, citando il caso dell'urea, che è balzata a 1150 euro a tonnellata, contro i 350 euro dello scorso anno.
Situazione analoga per il perfosfato minerale che è salito dai 106,30 euro agli attuali 330 euro per tonnellata e così pure per il potassio, il cui prezzo è praticamente raddoppiato, raggiungendo gli 850 euro per tonnellata.
Aumenti del 90% si segnalano poi per i mangimi e per il gasolio, cresciuto del 129% e ancor più l'acqua di irrigazione, le cui bollette sono praticamente triplicate.
L'articolo si conclude con gli appelli di Coldiretti e di Confagricoltura che chiedono interventi rapidi sul piano nazionale e sul piano europeo.
Si fermano i frantoi
Si preannuncia un autunno difficile per i frantoi oleari a causa del rincaro dei prezzi dell'energia.
E' quanto si legge nell'articolo firmato da Vincenzo Rutigliano su Il Sole 24 Ore del sette settembre, raccogliendo le dichiarazioni di Riccardo Cassetta, presidente di Assitol (Associazione Italiana dell'Industria Olearia).
I prezzi di mercato, afferma Cassetta, sono ben lontani dei costi di produzione e senza un adeguamento, almeno del 10%, si dovranno tagliare le forniture oppure decidere di lavorare in perdita.
Tutte le raffinerie, ricorda l'articolo, sono alimentate a gas ed è noto di quanto sia aumentata la bolletta energetica, cosa che sta inducendo le aziende a rallentare se non addirittura interrompere la produzione in assenza di un adeguamento dei prezzi di mercato.
Una situazione, questa dei frantoi oleari, che ha importanti riflessi sui produttori di olive, già alla prese con analoghi problemi di aumento dei costi
A tutto bio
Due milioni di ettari, settantamila produttori e il raddoppio delle vendite negli ultimi dieci anni.
Sono i numeri con i quali l'agricoltura biologica si è presentata al Sana di Bologna.
Ma come spiega Giorgio Brescia sulle pagine de L'Identità dell'8 settembre, citando i dati dell'Osservatorio di Sana, il 2022 registra una flessione delle vendite.
L'Italia resta in ogni caso al primo posto in Europa per superfici coltivate, precedendo Germania, Spagna e Francia.
Le vendite alimentari biologiche sul mercato interno hanno raggiunto il valore di 4,6 miliardi di euro e dal 2008 a oggi la crescita è stata del 233%.
Importante poi il ruolo delle esportazioni, che hanno toccato i 2,9 miliardi di euro.
L'articolo prosegue raccogliendo le dichiarazioni di Maria Grazia Mammuccini, presidente di Federbio, che guarda al Piano strategico nazionale, il cui obiettivo è quello di raggiungere il 25% dei terreni agricoli coltivati a biologico entro il 2027.
Per conseguire questa meta sono a disposizione complessivamente 3 miliardi di euro.
Il presidente di AssoBio, Roberto Zanoni, auspica che si lavori al rafforzamento dei consumi per contrastare il lieve calo dei primi mesi di questo anno.
Importante a questo proposito investire in informazione e comunicazione.
Cercasi investitori
Pandemia, crisi della logistica, inflazione, speculazione, costi dell'energia, cambiamento climatico, conflitto russo-ucraino, sono alcuni degli elementi che Michele Costabile e Marco Gaiani citano nell'articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore del 9 settembre per mettere in evidenza alcune delle fragilità del settore primario.
Tanto da generare uno sforzo collettivo di ripensamento dei paradigmi delle filiere agroalimentari.
L'obiettivo è quello di ridurre l'impatto ambientale e più in generale di aumentare l'autonomia dei paesi a più alta capacità di innovazione e resilienza.
Fondamentale sarà, come è già avvenuto in passato, l'innovazione tecnologica applicata alla produzione di cibo.
Si citano così le innovazioni per l'aumento della produttività, come l'agricoltura di precisione e il "vertical farming", poi i novel food che promettono fonti proteiche alternative, per arrivare all'efficientamento commerciale e logistico delle filiere.
L'articolo cita un'analisi condotta da Forward Fooding che ha collocato il nostro paese al quarto posto in Europa per start-up nel settore dell'agricoltura e del cibo, ma solo al decimo posto per capitali raccolti.
In altre parole ci sono gli imprenditori e le tecnologie, ma non gli investitori.
L'Italia, conclude l'articolo, può e deve mantenere le sue posizioni di leadership in un mercato che inevitabilmente sarà trasformato dalla tecnologia.
Pac, siamo in ritardo
Restiamo su Il Sole 24 Ore anche il 10 settembre, dove sono pubblicate numerose notizie di interesse per il mondo agroalimentare.
Iniziamo dall'articolo a firma di Alessio Romeo, che mette in evidenza come a tre mesi dall'entrata in vigore della nuova Politica Comune l'Italia non abbia ancora fornito a Bruxelles le necessarie risposte in merito al proprio Piano strategico.
Con il risultato che mancano le linee guida per programmare colture e investimenti.
In marzo la Commissione europea aveva formulato una serie di osservazioni al Piano italiano presentato a fine 2021, osservazioni che ancora attendono una risposta.
Il pericolo è quello di incorrere in penalità sugli aiuti europei, che già soffre di tagli e di nuovi oneri burocratici.
L'articolo prosegue ricordando che restano comunque in vigore le deroghe sull'utilizzo dei terreni destinati a riposo, deroghe però non estese a mais e soia.
Un'esclusione difficile da comprendere.
Sempre su Il Sole 24 Ore del 10 settembre, questa volta con la firma di Alessandra Caputo, si fa il punto sugli aiuti destinati agli allevatori.
A disposizione ci sono 144 milioni di euro, la maggior parte dei quali andranno a bovini da latte e da carne, i più colpiti dall'aumento dei costi conseguenti alle tensioni geopolitiche.
Gli aiuti saranno legati al numero di animali allevati e variabili da un minimo di 22,61 euro (previsto per i bovini di età compresa tra i 12 e 24 mesi allevati per almeno sei mesi) fino a un massimo di 100 euro (vacche da latte appartenenti ad allevamenti di qualità, siti in zone montane).
La misura è rivolta a coloro che hanno già fruito del sostegno accoppiato e il pagamento sarà erogato automaticamente dagli organismi territorialmente competenti entro il 30 settembre.
Giorgio dell'Orefice firma l'articolo, anch'esso su Il Sole 24 Ore del 10 settembre, dove si ricorda che il prossimo 15 dicembre scadrà l'autorizzazione all'uso del glifosate.
L'Echa, l'Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche, nello scorso maggio ha escluso la classificazione del glifosate come cancerogeno, ma per un eventuale rinnovo (il precedente è avvenuto nel 2017) occorre attendere anche il parere dell'Efsa, l'Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare, che ha chiesto un tempo supplementare.
Pertanto, un parere non arriverà prima del prossimo anno.
Non essendo ancora completo il quadro della situazione appare probabile che Bruxelles disporrà una nuova proroga di un anno per arrivare a una proposta solo nell'autunno 2023.
Di certo, conclude l'articolo, si dovrà fare i conti con la strategia Farm to Fork, che prevede una riduzione del 50% degli agrofarmaci.
Quanto vale la terra
Le compravendite di terreni, rallentate durante le fasi acute della pandemia, sono tornate a crescere, registrando un aumento del 30%.
Al contempo è aumentato il valore della terra, cresciuto dell'1,1%.
Lo scrive su Il Messaggero dell'11 settembre Carlo Ottaviano, commentando i dati diffusi dal Crea Politiche e Bioeconomia, dai quali emerge che in media un ettaro di terra vale 21mila euro.
Con forti differenze a seconda delle zone, dove per acquistare un ettaro coltivabile nel Nord Est occorrono più di 42mila euro, mentre in altre zone si scende anche a 15mila euro.
Andrea Povellato, autore della ricerca del Crea, sottolinea come la ripresa delle attività di compravendita abbiano assorbito l'eccesso di liquidità, confermando come la terra rappresenti da sempre un tipico bene rifugio di fronte a una congiuntura incerta e segnata dall'inflazione.
L'analisi mostra che la maggior richiesta riguarda terreni fertili e con buone infrastrutture e non mancano aree dove l'offerta supera la domanda, segno del mancato ricambio generazionale e della scarsa redditività del bene fondiario.
Restano tuttavia incerte le prospettive, perché anche sul mercato fondiario pesa l'insicurezza.
Fra i fattori da prendere in considerazione, si legge in conclusione, c'è l'evoluzione delle politiche in tema di energie rinnovabili, che incidono in particolare sul mercato degli affitti, specie per quanto riguarda l'installazione di pannelli fotovoltaici.
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