Il settore cerealicolo aspetta da tempo l'istituzione della Commissione unica nazionale sperimentale del grano duro, che potrebbe garantire una maggiore trasparenza nelle relazioni contrattuali tra gli operatori di mercato e nella definizione dei prezzi. Secondo quanto rilevato tempo fa da AgroNotizie, presso i competenti uffici del ministero delle Politiche agricole, a fine settembre sono scaduti i termini di presentazione dei propri delegati per le associazioni datoriali agricole e industriali.

Ma Cia-agricoltori italiani torna a sollecitare le istituzioni perché si ponga fine ai continui rinvii e si contribuisca a fare chiarezza sugli "incomprensibili cali di listino delle borse merci, dove le quotazioni del grano duro di tutta Italia non raggiungono i costi di produzione in campagna".

Intanto continua la mobilitazione di Cia Capitanata, che chiede di inserire nel listino della Borsa merci di Foggia una distinzione tra semola di grano duro e semola di grano duro 100% italiana, per evitare che il passaggio produttivo della molitura possa essere foriero di fenomeni di scarsa trasparenza commerciale, con negative ripercussioni sul prezzo del grano duro fino di produzione nazionale.
 

Cia, subito la Cun mediante i Caa

Intanto, per la Cia nazionale, con riferimento alla ormai imminente costituzione della Cun, "è necessario che si superino i farraginosi e complessi processi per la costituzione del collegio dei commissari e si introduca reale semplificazione nei meccanismi di rappresentanza, ricorrendo magari ai Centri di assistenza agricola di riferimento liberamente scelti dagli agricoltori e che possono assicurare massima trasparenza, numeri certi e conosciuti dall'amministrazione" è scritto in una nota dell'organizzazione.

Quanto alle persistenti tendenze al ribasso, a Cia appaiono ancora del tutto ingiustificate, come inadeguate le risposte fino a ora ricevute dalle Borse merci. "Dunque, anche a fronte delle mobilitazioni dei cerealicoltori a Foggia, davanti la più importante Borsa merci di riferimento, è tempo di porre fine alle lungaggini della politica che sta ingessando l'istituzione di uno strumento moderno e potenzialmente in grado di assicurare maggiore trasparenza nella formazione dei prezzi" si sottolinea nella nota.

Cia chiede che si acceleri il percorso di insediamento della Cun, soprattutto nel rispetto del lavoro degli agricoltori. "Non si può continuare a mortificare i produttori di grano duro, già colpiti da un'annata agraria difficile, con siccità e gelate che hanno messo a dura prova la coltura, segnata da rese molto basse seppur con un ottimo contenuto proteico. Senza dimenticare - conclude Cia - l'impegno in campagna assicurato anche durante il lockdown, affinché l'industria della pasta continuasse ad alimentare la filiera con il 100% di grano italiano, eccellenza del made in Italy e prodotto che continua a trainare le vendite sul mercato nazionale".
 

Cia Capitanata, quotare la semola di grano duro 100% italiana

Intanto a Foggia continua la mobilitazione di Cia Capitanata con proposte operative per tentare di continuare a fermare la caduta del prezzo del grano duro e assicurare una remunerazione dignitosa ai cerealicoltori, che ora si trovano ad operare con prezzi che non coprono i costi di produzione: "Il mondo agricolo ha chiesto agli industriali di classificare la semola e la semola 100% italiana, così come si fa per il grano italiano e relativa pasta prodotta. Tutto ciò per salvaguardare il made in Italy attuale e futuro e non penalizzare i produttori agricoli" è scritto in una nota di Cia Capitanata.

"Occorre spiegare la grande differenza tra grano nazionale (italiano) rispetto a quello nazionalizzato che può creare molta confusione tra i consumatori, i quali vogliono sapere quello che comprano e mangiano. Lo stesso discorso deve valere per la semola" fanno sapere i componenti della commissione prezzi, in quota Cia agricoltori italiana della Capitanata, Michele Ferrandino, presidente, e Silvana Roberto, vicepresidente. Restano, però, ancora altre questioni da affrontare, come la necessità di riconsiderare il prezzo quando il valore delle proteine è superiore alla quota standard.