Dopo aver interpellato qualche collega d'oltralpe, mi par di aver capito che a urtare la suscettibilità dei "landwirten" non siano stati i pressanti limiti che potrebbero essere presto imposti, ma la crescente "criminalizzazione" del settore da parte dei politici e dei media. Un problema non solo tedesco che si sta sfilando, più o meno per lo stesso motivo, anche in Francia e in Olanda.
Siccome la dominante ragione del comunicare prima di fare impone che si cerchi un capro espiatorio per ogni problema, ecco che il redivivo movimento ambientalista radicale (e non solo) sceglie spesso gli agricoltori. Agricoltori che della dissennata politica economica e ambientale degli ultimi decenni sono invece le prime vittime. Vittime del mercato, vittime dell'industria, della grande distribuzione e finanche dei consumatori, che proprio in Germania spendono per alimentarsi a malapena il 10% del loro reddito - e vogliono anche mangiare bio.
Gli agricoltori europei forse si sono stancati di esser becchi e bastonati, di far la parte degli inquinatori, di farsi rinfacciare i contributi erogati dall'Europa.
E intanto in Italia… come di consueto, con le grandi piogge autunnali, precoci o tardive che siano, il paese cade a pezzi, smotta, frana, si alluviona - e non ci vuole un grande scienziato per capire che la prima causa è proprio l'incuria territoriale - ovvero, in poche parole, l'abbandono delle campagne.
Qui i "Soloni" tacciono.