Come procedono gli accordi fra allevatori di pecore e industrie del latte per la definizione di un prezzo che accontenti tutti.

Dalla Sardegna le proteste si allargano all'Umbria e alla Sicilia, dove i problemi della pastorizia sono analoghi.

Taluni eccessi della protesta sono all'attenzione della magistratura per evidenziare eventuali comportamenti perseguibili.

Intanto Bruxelles approva gli interventi sul mercato del pecorino per alleggerire il surplus di produzione.

La crisi del pecorino non fa dimenticare le difficoltà di altri settori, come quello dell'olio. L'export tuttavia continua a crescere.

Per la Xylella altre conferme sulla necessità degli abbattimenti. E Bruxelles ripete gli inviti ad agire tempestivamente.

Legambiente diffonde i dati sulla presenza di residui nell'ortofrutta. Ma i giornali si dividono sui risultati, offrendo letture opposte.

Questi sono solo alcuni degli argomenti incontrati sui quotidiani in edicola in questi ultimi giorni. Vediamoli più in dettaglio di seguito.


La crisi del pecorino

Fra gli argomenti legati al mondo agroalimentare è ancora la crisi del latte ovino ad occupare il maggior spazio sulle pagine dei quotidiani in edicola in questi giorni.
Il tema lo merita e l'avvicinarsi delle scadenze elettorali per il rinnovo del governo della Sardegna contribuisce ad alimentare l'attenzione dei media.

Così il 15 febbraio è un susseguirsi di articoli sulle difficoltà nel trovare un punto di incontro sulla definizione del prezzo fra industrie di trasformazione e allevatori.
Sul tavolo delle trattative, si legge su “Il Sole 24 Ore”, ci sono 44 milioni di aiuti e la proposta di fissare a 70 centesimi di euro il prezzo del latte.
La proposta è però rifiutata dagli allevatori e la “Nuova Sardegna” ne spiega i motivi, ricordando che nel frattempo non si fermano le manifestazioni di protesta.

Ancora dalla “Nuova Sardegna” si apprende che sulle cause della caduta del prezzo del latte sta ora indagando l'Antitrust per verificare l'eventuale responsabilità di accordi tesi a deprimere le quotazioni.
 

Allevatori irremovibili

Il rifiuto degli allevatori non ferma le trattative che continuano il 16 febbraio contando sulla mediazione del ministro per le Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, come si apprende dalla “Gazzetta del Mezzogiorno”.

Le possibilità di un'intesa, scrive “Libero” nel frattempo, sembrano ora più vicine, ma intanto le proteste si allargano alla Sicilia, come riferisce ”Il Giornale”.
Il coinvolgimento degli allevatori siciliani è confermato il 17 febbraio da “Avvenire”, ma in questo caso al centro della protesta ci sono anche le importazioni, anch'esse responsabili della caduta dei prezzi.
 

La protesta continua

Intanto le trattative in Sardegna proseguono e “Repubblica” del 17 febbraio conferma l'offerta di portare il prezzo a 72 centesimi al litro.
Anche questa proposta non trova tuttavia il favore degli allevatori, in quanto il loro obiettivo, come specifica il “Corriere della Sera” del 18 febbraio, è quello di arrivare ad un euro al litro.

La conseguenza, scrive “Il Messaggero”, è l'interruzione della tregua e il proseguimento della protesta dei pastori, anche con gesti eclatanti.

In alcuni casi la protesta degli allevatori, per quanto comprensibile, supera i limiti imposti dalle leggi e “Il Giornale” del 19 febbraio avverte che sulla liceità di taluni comportamenti sta già indagando la magistratura.


Verso una soluzione

Un passo avanti verso un possibile accordo lo si registra il 20 febbraio, quando il “Corriere della Sera” anticipa le controproposte degli allevatori, che si dicono pronti ad accettare un prezzo di 80 centesimi al litro, purché in vista di un aumento sino ad un euro.

Nel frattempo c'è chi punta il dito contro il Consorzio di tutela del Pecorino romano, che stando alle anticipazioni de “Il Tempo” del 19 febbraio, non avrebbe gestito nel modo migliore gli andamenti della produzione.
Se ne ha conferma dalla "Nuova Sardegna" del 21 febbraio, che riferendo gli esiti dell'audizione alla Camera di Salvatore Pala, presidente della Organizzazione produttori Oilos, ricorda il mancato rispetto dei vincoli produttivi da parte dei caseifici.

Critiche all'operato del Consorzio che hanno come conseguenza le dimissioni del presidente Salvatore Palitta, notizia che si apprende il 20 febbraio da “Il Manifesto”.

Nello stesso giorno “Il Sole 24 Ore” segnala un importante risultato per agevolare la soluzione della crisi.
Da Bruxelles il ministro Centinaio riceve infatti il via libera all'impiego di fondi nazionali per un importo di 49 milioni, da destinare agli interventi sul mercato per ridurre con gli stoccaggi la presenza di prodotto.
 

La protesta si allarga

Il via libera di Bruxelles rappresenta un ulteriore e importante tassello per giungere ad una conclusione della vicenda, mentre le trattative si spostano a Roma con “Nuova Sardegna” del 21 febbraio che conferma la posizione degli allevatori, fermi nella loro richiesta di ottenere 80 centesimi al litro.

Le proteste però si allargano e raggiungono Perugia, dove gli allevatori seguono l'esempio dei loro colleghi sardi versando in piazza il latte.
Lo riferisce il 21 febbraio il "Corriere dell'Umbria" riportando la cronaca della protesta alla quale hanno partecipato anche allevatori di altre regioni.

La "Gazzetta di Bari" nello stesso giorno guarda con preoccupazione l'estendersi del malessere degli allevatori che ora vede anche i produttori di latte di bufala unirsi al coro di proteste per il basso prezzo del latte.


Le altre crisi

La crisi del pecorino non deve far dimenticare gli altri punti dolenti della nostra agricoltura e fra questi le difficoltà che si riscontrano per olio, agrumi e riso, argomenti sui quali si sofferma “Repubblica” del 17 febbraio.

In affanno è poi il mercato delle macchine agricole, alle prese con un significativo calo delle vendite.
Ne parla “L'Arena” del 18 febbraio offrendo un quadro della situazione in Veneto, dove le vendite sono scese del 25%.

Flessioni analoghe si registrano negli investimenti in nuove tecnologie e le cause, a detta del “Corriere della Sera”, vanno cercate nei problemi economici delle aziende agricole.
Queste le motivazioni, almeno per l'area bolognese, dove solo il 22% delle aziende agricole ha investito in tecnologie innovative.


Ma l'export tiene

A dispetto di questi segnali negativi, per i prodotti alimentari del made in Italy e in particolare per il vino, “Il Giornale” del 18 febbraio segnala ancora una volta numeri da record nelle esportazioni.
Se ne ha conferma nello stesso giorno da “QN”, con una singolare statistica, nella quale si evidenzia che ogni cittadino della Ue ha acquistato in media 23 chilogrammi di prodotti del Belpaese, per un importo pro capite di 38 euro.

A sostegno del nostro export arriva il piano straordinario da 140 milioni di euro del quale si parla il 21 febbraio su "Il Sole 24 Ore".
Il budget messo a disposizione indica le linee strategiche da seguire e fra queste lo sviluppo dell'e-commerce.

E mentre in Europa si mangia sempre più italiano, in Italia si mangia sempre più straniero. Il perché lo spiega un editoriale dai toni pungenti pubblicato sul settimanale “Panorama” in edicola il 20 febbraio.


Xylella, verso gli abbattimenti

Sul fronte fitosanitario l'attenzione è ancora puntata sulla Xylella e il “Quotidiano di Puglia” del 16 febbraio conferma che presto sarà alla firma il decreto con il quale saranno resi disponibili i primi 100 milioni di euro per affrontare l'emergenza.

Inviti perentori ad intervenire con urgenza arrivano anche da Bruxelles, come conferma “Repubblica” del 20 febbraio.

Di Xylella si discute alla Camera, prossima ad esaminare la relazione finale dell'indagine conoscitiva su questa batteriosi.
Dalle anticipazioni della “Gazzetta del Mezzogiorno” del 19 febbraio si avrebbe conferma che l'unica via per affrontare l'emergenza è quella degli abbattimenti.

Le conseguenze dalla Xylella si fanno sentire anche sui vivaisti pugliesi, preoccupati per le possibili conseguenze sulle altre piante sensibili a questo patogeno.
La "Gazzetta di Bari" del 21 febbraio dà voce a questo settore che protesta per l'assenza di linee guida per continuare le attività. A rischio, ricordano, ci sono oltre mille posti di lavoro.
 

Residui sì, anzi no

È di questi giorni la diffusione degli esiti delle indagini promosse da Legambiente sulla presenza di residui di agrofarmaci sui prodotti ortofrutticoli.

Curioso a questo proposito notare come la stessa notizia venga proposta in modo differente da due diversi quotidiani.

Mentre “Il Cittadino di Lodi” del 19 febbraio e così pure "Il Dubbio" del 21 febbraio, sottolineano la presenza in frutta e verdura di tracce di agrofarmaci nel 34% dei casi, la “Nuova Sardegna” evidenzia che l'ortofrutta italiana è quella in Europa con meno presenze di residui.
L'indagine è la stessa, ma i modi di porgere la notizia sono agli opposti.

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