Un incontro che ha avuto un tale successo da spingere Massimo Vincenzini, presidente dell'Accademia dei Georgofili, ad annunciare, al termine dell'evento, un ciclo di dibattiti e approfondimenti sul tema dell'innovazione e della ricerca scientifica con riferimento al genome editing anche per il 2019.
Il messaggio della senatrice a vita è stato inequivocabile. "Il dovere di uno scienziato è quello di analizzare la realtà, senza pregiudizi, e poi divulgare il messaggio, cercando di far recepire l'innovazione" ha detto. "L'evoluzione dell'uomo è avvenuta attraverso il progresso e la scienza e l'opinione di uno scienziato non vale quanto quella di un ciarlatano". È un punto fisso, dal quale si deve partire, evidentemente, pur nelle difficoltà di un cervello umano che è per natura tanto refrattario alle novità quanto la loro portata sia rivoluzionaria.
La missione della senatrice Cattaneo, di fronte a una chiusura del mondo politico alla scienza, è quella della tenace ricercatrice, che si oppone al pregiudizio, alla chiusura mentale, alle prove pilotate. "Come mondo accademico dobbiamo tornare a rivendicare la nostra responsabilità pubblica, per orientare con le nostre competenze scientifiche la società, i cittadini, il Parlamento", ha spronato.
Appello immediatamente raccolto dal presidente onorario dell'Accademia dei Georgofili, Franco Scaramuzzi, e girato ai cronisti: "Dateci una mano per raddrizzare la torre della Scienza, affinché l'Accademia dei Georgofili non sia scippata del ruolo che le compete".
Un ruolo di ricerca scientifica, di dibattito, di confronto, di esortazione. È la missione che lo stesso Vincenzini ha ricordato in apertura del convegno: "La missione dell'Accademia dei Georgofili, dal 1753, è quella di dibattere pubblicamente le idee, valutare senza pregiudizi i risultati della ricerca scientifica e trarre delle conclusioni sintetiche per il benessere pubblico".
Fra il pubblico era presente anche Giorgio Fidenato, l'agricoltore del Friuli Venezia Giulia che ha sfidato più volte le istituzioni, seminando mais transgenico e innescando una battaglia giudiziaria che, ancora oggi, non è terminata. "Lo scorso 2 ottobre ho inoltrato un ricorso al Tar del Lazio - annuncia Fidenato - contro la sentenza della Corte di giustizia europea, dello scorso luglio, che ha posto sullo stesso piano normativo organismi vegetali ottenuti con nuove tecniche di mutagenesi e Ogm".
A livello scientifico, le risposte sembrano andare tutte in un'altra direzione. Nella sua relazione, infatti, Laura Ercoli dell'Università di Pisa ha evidenziato che l'utilizzo di mais geneticamente modificato determina un incremento della produzione fino al 25%, cali di micotossine fino al 35% e riduzione dei danni da diabrotica fino al 90%. I vantaggi, dunque, potrebbero essere molteplici, dal punto di vista ambientale, produttivo ed economico. Soprattutto alla luce del fatto che oggi gli agricoltori importano ogni anno sementi geneticamente modificate per un valore di oltre un miliardo di euro, fondamentali peraltro per la zootecnia del nostro paese.
"Eppure - commenta amaro Marco Nuti dell'Università di Pisa - invece di giudicare il prodotto, si giudica la tecnica". Oscurantismo, appunto. A farne le spese però è stata la maiscoltura italiana, come denunciato da Marco Aurelio Pasti, imprenditore agricolo. "La politica ha inseguito il facile consenso, dicendo no al transgenico - dice - ma dagli 11 milioni di tonnellate di mais prodotte negli anni Novanta siamo scesi a 6 milioni, con prezzi che in trentacinque anni sono diminuiti da 600 euro a poco più di 200 euro alla tonnellata". Eppure, insiste, "utilizzando il mais bt eviteremmo i problemi di piralide, risparmieremmo energia, ridurremmo l'utilizzo di agrofarmaci".
La scienza, nel frattempo, va avanti e dagli Ogm si è passati al genome editing, considerato dagli scienziati una scienza in fase di progresso tale che fra poco sarà soppiantata da altre innovazioni, come ricordato da Fabio Fornara del dipartimento di Bioscienze dell'Università di Milano.
E a tenere il ritmo delle innovazioni dovrà essere anche il diritto, come raccomandato da Ferdinando Albisinni dell'Università della Tuscia. Anche se molto spesso il rischio è di ingessare lo status quo o, peggio, di rifiutare il progresso e rendersi impermeabili.
La battaglia è ardua, ma la senatrice Cattaneo non ha alcuna intenzione di arrendersi. "Se mi chiedete se c'è qualche opportunità per la coltivazione e la ricerca di base vi rispondo che non lo so - ammette -. Ma sono alla ricerca continua di strategie per convincere il Parlamento. Gli scienziati hanno una responsabilità e intendo andare avanti".