E questi prezzi iniziano a prestarsi ad una prima analisi tecnica, visto che il valore massimo espresso in questa ultima seduta continua ad allontanarsi da quello più elevato espresso sulla mietitura 2017: i 240 euro/tonnellata dello scorso 30 agosto. E sui prezzi massimi, il grano duro fino nazionale il 21 febbraio 2018 perde a Foggia l'8,75 % del suo valore sul 30 agosto 2017.
Va così definitivamente in archivio la stabilità dei prezzi all'ingrosso del cereale pastificabile sulla principale piazza del Mezzogiorno d'Italia, iniziata il 4 ottobre 2017 e dissoltasi con la seduta successiva a quella del 31 gennaio. L'Osservatorio prezzi della Camera di commercio di Foggia mercoledì – 21 febbraio 2018 – indica infatti per il grano duro con tenore di proteine minimo al 12,5% un calo del - 3,52% sui prezzi massimi del 31 gennaio scorso.
Le prime due settimane di febbraio avevano già gelato i prezzi del grano duro fino nazionale all'ingrosso sulla piazza di Foggia, che perdeva già il 14 febbraio il 3,08% su valori massimi rispetto alle quotazioni del 31 gennaio scorso, stabili dal 4 ottobre 2017.
Un calo dei corsi che pesa ancor più, visto che il grano duro fino nazionale era rimasto stabile sulla piazza della Capitanata per tutto il mese di gennaio, in aperta controtendenza rispetto alla media delle piazze italiane, dove si era registrato un rialzo.
I primi segni di cedimento erano pervenuti già il 7 febbraio, con un prezzo minimo che cala a 221 euro a tonnellata, e il massimo a 226. Ma il 14 febbraio il cereale pastificabile perde altri 5 euro e quota 215 sui valori minimi e 220 sui massimi.
Resta da capire se il terzo calo consecutivo – contenuto in un solo euro sia sui minimi che sui massimi – indichi una frenata del ribasso, oppure ne confermi una durata di più lungo periodo.
Dopo una stasi durata mesi, i valori del cereale, alle condizioni di "franco partenza luogo di stoccaggio" rilevati dalla Borsa merci della Camera di commercio di Foggia tornano così ancora a perdere quota: ancora fino al 31 gennaio 2018 erano inchiodati sui massimi a 227 euro alla tonnellata ed a 222 euro sui minimi, gli stessi prezzi dal 4 ottobre 2017, quando per altro si scontava già una perdita secca del 5,42% sul 30 agosto 2017, quando si era attestato 240 euro.