Nella seduta di due giorni fa si registra un terzo calo anche nei valori minimi, seduta nella quale la Borsa merci della Camera di commercio ha segnalato un livello di attività improntato alla calma.
Il grano duro è stato quotato ieri l'altro a 227 euro la tonnellata sui valori minimi (contro i 228 del 15 settembre) e 232,00 euro sui massimi (rispetto ai 233 della scorsa settimana). Questi gli esiti registrati dall'Osservatorio prezzi della Borsa merci della Camera di commercio del capoluogo pugliese, stante le condizioni di "franco partenza luogo di stoccaggio". Si tratta di valori che si presentano in calo rispetto alle ultime tre sedute di agosto, nelle quali il cereale era stato quotato sempre a 240/235.
A Bari Ismea registra il 19 settembre la resistenza di un prezzo medio all'origine per il grano duro fino nazionale a 236,50 euro la tonnellata, stabile sulla rilevazione precedente.
A Foggia non si registrano nuove rilevazioni Ismea sui prezzi all'origine del grano duro fino nazionale e pertanto si conferma il calo del 2,15% registratosi tra il 29 agosto e il 13 settembre, quando il cereale si era attestato a 227,50 euro la tonnellata di prezzo medio, contro i 232,50 registrati fino al 29 agosto e sempre alle condizioni di "franco magazzino-partenza".
Il lento calare dei prezzi all'ingrosso del grano duro pastificabile nazionale in Puglia conferma le scelte in atto nell'industria pastaria sulla pianificazione di produzione, che dovrà tener conto dell'obbligo di apporre l'origine del grano in etichetta dal prossimo mese di febbraio. Pertanto, viste le conferme che giungono sulla riduzione del raccolto italiano di grano, è chiara la tendenza verso un maggiore acquisto di grani duri esteri, almeno in parte dettata dalla necessità di mantenere i livelli di produzione.
La relativa stabilità dei prezzi del grano duro fino nazionale all'origine è dettata dal sommarsi di due tendenze di segno opposto: la riduzione dell'offerta da parte dei cerealicoltori e una domanda che non brilla, atteso che i pastifici che hanno scelto il prodotto nazionale sono anche quelli che hanno promosso contratti di filiera e hanno già acquistato dai conferenti gran parte di quanto necessario all'attività industriale.
Resta la differenza tra il nuovo raccolto ed il vecchio. Con questi valori, infatti, il prezzo del grano duro fino nazionale all'ingrosso risulta comunque aumentato di oltre il 22,10% se si raffronta il prezzo massimo registrato ieri con quello fissato sulla piazza di Foggia dalla Borsa merci della Camera di commercio il 7 giugno scorso: 190 euro alla tonnellata.
Inoltre, su base annua, il prezzo all'ingrosso risulta maggiore rispetto alla quotazione del 21 settembre 2016 - 195,00 euro alla tonnellata - di ben il 18,97%.