Lo scorso 28 luglio a Roma sono state presentate le anticipazioni del Rapporto Svimez 2017 “Il Mezzogiorno è uscito dalla 'lunga recessione', nel 2016 ha consolidato la ripresa, facendo registrare una performance ancora migliore (Pil +1%), se pur di poco, rispetto al resto del paese (Pil +0,8%), proprio come l'anno precedente che avevamo giudicato per molti versi eccezionale" è scritto nell’attacco della sintesi del Rapporto.

Ma il contributo del valore aggiunto dell’agricoltura al Pil del 2016 è tutto in negativo: -4,5%, frutto di un’annata agraria contrassegnata da pesanti crisi di prezzo (grano duro e latte) e da forti perdite sul fronte della produzione lorda vendibile dovute a calamità naturali, pesante il bilancio degli eventi a carattere alluvionale, e di una pessima campagna olivicolo olearia.

Il tutto mentre si registra una diminuzione degli investimenti fissi nel settore agricolo (-3,0), a causa del generale ritardo delle Regioni meridionali nell’attuazione dei Piani di sviluppo rurale 2014-2016 e della fine, nel 2015 dello sprint per l’attuazione dei Psr 2007-2013.

Consola un sorprendente aumento dell’occupazione agricola nel Mezzogiorno (+5,5%) che racconta della vitalità del settore primario in quest'area del paese e delle ricadute occupazionali, ancora in corso nel 2016, della decorsa stagione di investimenti legati alla passata programmazione Psr.
 

La diminuzione del valore aggiunto

“Il valore aggiunto nel settore agricolo è diminuito, nel 2016, al Sud del -4,5%, che però fa seguito all’eccezionale crescita registrata nel 2015 (+7,5%)" si sottolinea nelle anticipazioni del Rapporto, dove si ricorda anche che “Nel CentroNord la produzione agricola è invece aumentata (2%), sebbene a un ritmo inferiore del 2015 (2,5%). Dall’inizio della crisi (2008) il valore aggiunto in questo settore è diminuito cumulativamente nel Mezzogiorno del -9,3%, mentre è notevolmente aumentato nel resto del Paese (9,9%)”.
 

Occupazione in crescita

Intanto l’occupazione nelle campagne del Mezzogiorno continua a crescere raggiungendo un +5,5% nel 2016, vale a dire oltre 22mila e duecento lavoratori in più, sul 2015, altro anno in crescita, più della metà della crescita dell’intera Italia (41.200 unità di lavoro in più). Un dato inatteso, secondo la Svimez, ma che testimonia la capacità dell’agricoltura meridionale di trasfondere in occupazione gli investimenti anche a distanza di tempo, visto che ancora nel 2015 questi crescevano del 4,2%.
 

La sfida: servono più investimenti pubblici al Sud

Può l’agricoltura del Mezzogiorno dare un contributo allo sviluppo economico dell’area? E’ questa la domanda che trova una risposta articolata e complessa.

Perché serve far ripartire gli investimenti delle imprese e non solo facendo leva sui Psr, ma anche su altri strumenti, che accompagnino, ad esempio, il completamento ed il miglioramento della rete infrastrutturale irrigua del Mezzogiorno. Non a caso Svimez raccomanda un aumento della spesa pubblica nel Mezzogiorno, addirittura rivedendo il Fiscal Compact.

La sfida non è da poco, perché il gap da colmare è enorme: ”La Banca d'Italia ci dice che l'Italia recupererà i livelli pre crisi nel 2019: ammettendo che il Mezzogiorno prosegua coi ritmi di crescita attuali, secondo le nostre previsioni recupererà i suoi livelli pre crisi soltanto nel 2028, dieci anni dopo" è scritto nelle anticipazioni del Rapporto.