Presentate oggi a Roma in una conferenza stampa le anticipazioni sui principali dati di andamento economico del Rapporto Svimez 2016 sull’economia del Mezzogiorno, che sarà pronto nel prossimo autunno. E ne esce un quadro di grande interesse per chi sarà chiamato a compiere scelte decisive per lo sviluppo del settore agricolo ed agroindustriale del Sud Italia e delle Isole Maggiori.
 
Nel 2015 – secondo l’analisi di Svimez - il valore aggiunto del settore agricolo allargato al comparto pesca ha letteralmente trascinato il Pil del Sud sul sentiero della crescita, aumentando del 7,3%, a fronte di un aumento complessivo del prodotto interno lordo delle Regioni meridionali dell’1%.
 
In crescita anche investimenti del settore agricolo (+ 9,5%) e occupazione agricola (+21mila unità). E una conferma viene dalle proposte di Svimez: gli investimenti nell’agroalimentare saranno in futuro tra i driver di sviluppo dell’economia del Mezzogiorno, unico strumento in grado di consolidare un sentiero di crescita e capace di neutralizzare le perturbazioni che possono arrivare dal mercato, come nel caso del grano o dell’ortofrutta.
 
Ha introdotto i lavori il presidente di Svimez, Adriano Giannola, che ha detto: “Il 2015 è un anno di possibile svolta per il Mezzogiorno, questo non vuole dire che le preoccupazioni si siano risolte”
Si tratta, secondo il presidente dell’Istituto, di una svolta positiva possibile, da interpretare negli strumenti con i quali attuarla.
 
Riccardo Padovani, direttore Svimez, ha dato lettura dei dati: “Questa’anno il tema centrale del Rapporto punta sull’analisi per rendere la ripartenza del Mezzogiorno più solida, perché non bisogna lasciare che i caratteri di buona perfomance del 2015 restino episodici”.

Occorre insistere sul tema di un aumento del volume e della qualità degli investimenti, perché “la cresciata dello scorso anno non ha inciso sui gap strutturali del Sud”.
 
Anticipazioni Rapporto Svimez, il Mezzogiorno nel suo complesso
Il 2015 è stato positivo per il Sud, il cui Pil è cresciuto dell’1%, più che nel resto del Paese, dove è stato pari allo 0,7%. Ciò è la conseguenza di alcune condizioni peculiari che, ricorda Svimez, non è scontato si ripetano. In questa ripartenza, l’occupazione, la cui dinamica favorevole è stata in parte dovuta alla forte decontribuzione sulle nuove assunzioni col Job Act, è stata decisiva per la crescita del prodotto.
 
Agricoltura fattore di ripresa: crescono valore aggiunto e investimenti
In questo quadro, l’agricoltura è un fattore di ripresa in tutte le Regioni del Sud, specialmente in Calabria e Sicilia. La crescita del prodotto nelle Regioni del Sud ha beneficiato l'anno scorso di alcune condizioni peculiari: tra questa l’annata agraria particolarmente favorevole. Il valore aggiunto agricolo ha segnato +7,3%.
In crescita anche gli investimenti nell’agricoltura che crescono nel 2015 del 9,5% anche per effetto della fine della programmazione comunitaria 2007/2013
 
Tra le Regioni che devono la ripresa all’agricoltura ci sono la Sicilia e la Calabria, che crescono rispettivamente dell’1,5 % e dell’1,1% in termini di Pil. Molto più contenuta (solo lo 0,2%) appare la partecipazione alla ripresa della Campania, della Puglia e della Sardegna, per la persistenza di alcune crisi industriali che hanno compensato in negativo il buon andamento del settore primario.

Occupazione agricola che vola
Il maggiore contributo alla ripresa occupazionale del 2015 nel Mezzogiorno, anche in valori assoluti, è venuto dai contratti a termine (+56 mila, pari al+7,4%), il che si spiega principalmente con la dinamica settoriale: gli aumenti maggiori sono nell'agricoltura (+21mila occupati) e nel turismo, due settori in cui tipicamente prevalgono le forme di lavoro temporanee, stagionali o occasionali. Guidano la classifica dell’aumento degli occupati la Sicilia (+ 11.800 unità)e la Sardegna (+6.800 unità).
 
Investire in nuova industria agroalimentare
 Svimez, quest'anno, pone ancora con maggior forza l'esigenza di un rilancio degli investimenti, pubblici e privati, in logistica, infrastrutture, energie, territorio, capitale umano, nuova industria manifatturiera, agroalimentare e culturale, settori che posson rovesciare la perifericità del Sud
 
Secondo le anticipazioni del rapporto occorre inaugurare un vero e proprio cammino di sviluppo dell'Italia tutta per superare la perifericità del Sud. Con investimenti che rendano ""attraente" il territorio e rilancino la competitività, per una crescita più robusta e durevole nel tempo”.
 
Il presidente Giannola nelle conclusioni cita l’agroindustria come esempio per rendere il territorio più del Mezzogiorno più attrattivo e al tempo stesso competitivo.
 
Claudio De Vincent
i, sottosegretario alla presidenza del consiglio e responsabile delle politiche di coesione, ha concluso dicendo: “Più cresce il Sud, più cresce il Paese. La chiave di volta sono gli investimenti, noi stiamo lavorando per questo”.