Cresce la redditività del settore agricolo italiano nel 2015, grazie a costi di produzione calmierati, in particolare per la riduzione delle quotazione dei prodotti energetici. A segnalarlo è il Rapporto AgrOsserva, realizzato da Ismea e Unioncamere, che evidenzia altri importanti dati come la riduzione del trend negativo delle nuove imprese registrato, oltre all’aumento di export, valore aggiunto e occupazione, molto più vivace rispetto alla media del sistema economico.

Partendo dal valore aggiunto dell’agricoltura sul Pil, nel 2015 questo dato ha chiuso con una crescita complessiva del 3,8%, in particolare grazie al contributo del quarto trimestre che ha fatto da volano con un +8,4% su base tendenziale. L’andamento del Pil agricolo in media d’anno si rivela pertanto più intenso di quello messo a segno contestualmente dal settore dal settore industriale (+0,9% sul 2014) e dal Pil nazionale (+0,8%).

Cresce anche l’occupazione con un netto +4,1% di nuovi occupati nel terzo trimestre 2015, l’agricoltura si rivela poi tra i settori più dinamici dell’economia. L’export ha raggiunto quota 36,8 miliardi di euro, mettendo a segno una crescita del 7,3%, molto più evidente di quella dell’export totale nazionale (+3,7%). Una dinamica positiva che, sottolinea Ismea, in controtendenza rispetto agli ultimi anni ha visto un contributo maggiore della componente agricola (+11,2%) rispetto a quella industriale (+6,5%).

Il saldo del numero di imprese agroalimentari, segnano un segno meno di 6464 imprese nel 2015, rispetto al 2014, ma bisogna considerare il trend. Oltre 18mila in meno nel 2014 e quasi meno 32000 imprese nel 2013. Sotto questo profilo sembra che l’emorragia di chiusure di imprese si stia fermando. Il settore alimentare, poi, produce un segno positivo di +891 unità rispetto al 2014. Il peso totale del settore sull’economia è del 13,5% (12,3% dell’agricoltura, 1,3% dell’industria alimentare).

L’indagine “Vere nuove imprese” condotta da Unioncamere mette poi in luce un settore primario in espansione.  Sul totale delle nuove imprese nei primi sei mesi del 2015 quelle agricole rappresentano circa il 9%, un valore superiore del 6,3% del 2014. Rilevante la quota femminile fra i neoimprenditori, con 4 imprese su 10 nuove condotte da donne. 8,7% è invece l’aumento della reddito agricolo per addetto nel 2015.

Per quanto riguarda i consumi alimentari delle famiglie, i dati Ismea-Nielsen indicano una tendenza annua positiva nel segmento dei confezionati, comprese le bevande, mentre arrancano i prodotti a peso variabile delle dinamiche discendenti di carni, salumi e formaggi. L’andamento dei prezzi agricoli, relativi all’indice dell’Ismea, vede un incremento annuale dei listini agricoli dell’1,5%, sintesi del +9,9% delle colture vegetali e del -6,7% dei listini zootecnici. Calano nello stesso periodo degli input produttivi (-3,5%).

L’accesso al credito rimane una questione delicata per l’intero sistema produttivo nazionale e per il comparto agroalimentare. I dati della Banca d’Italia sugli stock di prestiti bancari messi a disposizione delle imprese, attestano a fine 2015 un livello inferiore dell’1,7% rispetto a fine 2014. Il tessuto produttivo del nostro Paese ha dovuto rinunciare a 15 miliardi di euro di finanziamenti esterni bancari. Il settore agricolo intercetta il 5% degli stock dei prestiti bancari complessivi, con una flessione dello 0,1% su base annua; per il settore dell’agroindustria, la quota si attesta sul 3,5% dell’ammontare, con una lieve crescita dello 0,3%.