Reti di imprese, prodotti e filiere di qualità, obiettivi selezionati: ecco i tre requisiti per consentire alle imprese agroalimentari della Sardegna di aprirsi ai mercati internazionali o di consolidare la propria presenza all’estero. La Regione Sardegna crede nel sistema imprenditoriale isolano e per questo motivo promuove azioni di supporto per l’internazionalizzazione.
 
Il Piano triennale per l'internazionalizzazione 2015-2018, approvato di recente, è entrato nel vivo e nei prossimi giorni partiranno i primi bandi che prevedono un investimento pari a 2,5 milioni di euro su 16 milioni complessivamente stanziati.

Di export e di iniziative a sostegno delle potenzialità di vendita dei prodotti sardi, si è parlato a Cagliari nel corso di un incontro organizzato recentemente dall’assessorato dell’Industria sul tema dell’internazionalizzazione nel settore agroalimentare.

Al workshop erano presenti, tra gli altri, il presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru, gli assessori dell’Industria e dell’Agricoltura, Maria Grazia Piras ed Elisabetta Falchi.
 
 “La Sardegna per vincere la scommessa dell’export deve puntare sulla qualità e sulla cooperazione tra le imprese - ha detto Francesco Pigliaru -dobbiamo uscire dall'ottica del piccolo mercato locale, che costringe alla concorrenza interna, per guardare ai grandi mercati internazionali, dove al contrario le imprese riescono ad imporsi se lavorano unite. Cooperando, una facilita l'ingresso dell'altra. Per questo vogliamo ascoltare la voce delle imprese che hanno già avuto successo nell’esportazione, che hanno imparato a misurarsi con mercati difficili come gli Stati Uniti e la Cina".

Il presidente Pigliaru, rivolto agli imprenditori dell'agroalimentare sardo che già esportano, ha infine sottolineato: "La Regione sta mettendo in campo strumenti importanti per sostenere l’export, ma i loro suggerimenti ci aiutano a perfezionare il tiro, lavorando su azioni che siano realmente utili. L'incontro di oggi è solo il primo passo”.
 
La sfida, dunque, è già partita, almeno per ciò che riguarda gli strumenti messi in campo dalla Regione per sostenere l’export.
 “Le potenzialità produttive e di esportazione delle nostre aziende, che possono contare su un brand forte come quello della Sardegna, deve crescere con rapidità" ha detto l’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras.

“Il settore dell’agroalimentare vale il 21% delle esportazioni: è troppo poco. Ci sono margini perché si possa raddoppiare il dato. L’internazionalizzazione – ha detto l’assessore Piras richiede competenze e una nuova mentalità da parte delle aziende per venire incontro ai mercati in continua evoluzione. Per rispondere a queste esigenze, il nostro assessorato ha predisposto un pacchetto di interventi. Il primo bando è destinato alle reti di imprese, perché solo uniti si può aggredire il mercato estero".

"L’importo minimo del finanziamento previsto –
ha precisato la titolare dell’Industria – è di 200 mila euro, quello massimo di 800 mila; il 50% è in regime di esenzione, il 75% in regime ‘de minimis’”.
 
Sulla questione della qualità dei prodotti si è soffermata anche l’assessore dell’agricoltura, Elisabetta Falchi. “Le nostre aziende agroalimentari, spesso di piccole dimensioni, non possono competere sui mercati internazionali con Paesi che investono sui grandi numeri. Possiamo invece fare la nostra parte valorizzando la qualità delle produzioni, dove la Sardegna ha ben pochi competitor su tutta l’area mediterranea. Ed è proprio questa qualità che ci consente di avere le carte in regola per affrontare mercati globali nei quali aumenta la richiesta di prodotti di eccellenza, con caratteristiche organolettiche e nutrizionali certificate, che sappiano raccontare la storia di un territorio e di una agricoltura sana e rispettosa dell'ambiente".

"Nel nuovo Programma di sviluppo rurale
– ha aggiunto l’assessore Falchi – abbiamo investito su eccellenza e qualità dei cibi incrementando gli stanziamenti destinati alle produzioni biologiche e a quelle integrate”.