I dati fanno vedere come la situazione delle aziende produttrici di olio di sansa sia sempre più in crisi, colpite specialmente dal pesante calo di produzione olivicola degli ultimi mesi. La sansa è un sottoprodotto della lavorazione delle olive in frantoio, impiegata per produrre olio alimentare e, in tempi più recenti, biomasse. Esso viene valorizzato dal lavoro delle aziende che trasformano la sansa e ne estraggono un olio destinato all'alimentazione e, in aggiunta, un combustibile di origine vegetale, con evidenti vantaggi ambientali.
“Il sansa riveste storicamente il ruolo di grimaldello per l'olio d'oliva nei nuovi mercati – spiega Michele Martucci, presidente del Gruppo Sansa di Assitol – in particolare in Asia, e in generale, nei Paesi non ancora abituati al gusto dell'extravergine. All'estero si sono così aperte nuove opportunità per l'olio d'oliva, di cui il sansa è un fratello 'povero', ma dotato di analoghe qualità alimentari. Secondo i dati di Assitol, i primi cinque mesi della campagna ancora in corso (novembre 2014-marzo 2015) hanno registrato una diminuzione delle lavorazione delle sanse vergini, da cui si estrae poi l'olio, pari al 48,6%. Nel dettaglio, la produzione di olio di sansa è scesa del 39,1%, mentre quella della sansa disoleata, impiegata per fini energetici e per la produzione di mangimi, si è ridotta del 49,1%. Anche il sansa confezionato risente la crisi, registrando un andamento fiacco sul mercato nazionale ed estero”.
“I dati sono allarmanti – continua Martucci – con una produzione olivicola calata di circa la metà rispetto agli anni precedenti, la nostra attività non poteva non risentirne”. A causa della scarsità di olio, sembra essersi acuito il rischio di una corsa all'accaparramento della materia prima, che distoglierebbe quote di sansa ad un settore già in difficoltà. Operatori concorrenti sarebbero attirati infatti dal filone delle bioenergie, che usufruiscono di incentivi statali, allo scopo di intascare i contributi pubblici.
“Se dovesse accadere ciò – specifica Martucci – la sansa vergine sarebbe sottratta alla tradizionale destinazione alimentare, mettendo così in pericolo la tracciabilità delle filiera olivicola ed aggravando il peso economico sui consumatori”.
Il rischio è che a breve termine si assista alla chiusura di numerose aziende. “Questo comparto rappresenta un segmento importante dell'intera filiera olearia – spiega Martucci – da tempo stiamo lavorando alla valorizzazione del sansa anche per usi energetici, da affiancare al ruolo storico della produzione alimentare. Ecco perchè proponiamo di istituire un tavolo, con l'obiettivo di discutere la situazione e individuare soluzioni adeguate al delle nostre aziende”.