Anche l'acqua utilizzata arriva direttamente dalle sorgenti del monte Taburno, da dove veniva captata l’acqua che Luigi Vanvitelli utilizzò per le cascate e le vasche della reggia dei Borbone a Caserta. La birra sarà stagionata in botti utilizzate per l'affinamento del vino Aglianico del Taburno a denominazione di origine controllata e garantita e verrà utilizzata l'essenza della Melannurca Igp, altro prodotto tipico del territorio, per darle un sapore caratteristico e unico.
BirTa – che è frutto di un’operazione di ricerca e sperimentazione finanziata dalla misura 124 del Programma di sviluppo rurale della Campania - è stata presentata ieri al Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli, a Portici, da Paolo Masi, direttore del Dipartimento di Agraria della Federico II, Mario Grasso, direttore regionale della Cia Campania, Raffele Amore, presidente della Cia Benevento, Vincenzo De Feo , docente del Dipartimento di Farmacia di Salerno, Maria Aponte, del Dipartimento di Agraria di Portici, Luciano D’Aponte ed Emiddio De Franciscis dell’assessorato all’agricoltura della regione Campania.
Per il progetto BirTa quattro diverse tipologie di birra alla mela Annurca sono state sviluppate impiegando malto base Pilsner. L’obiettivo era minimizzarne l’influenza sul colore e sull’aroma del prodotto finale. Le mele sono state addizionate in fase di fermentazione e rese come purea stabilizzata di 13 gradi Brix. Due luppoli, con diverso grado di amaro (6 e 3.3% di alfa-acido, rispettivamente), e due ceppi di lievito “tipo ale” (FS-75 e NA) sono stati adoperati allo scopo di individuare la combinazione luppolo-lievito ottimale per l’esaltazione dei sentori di mela cultivar Annurca nel prodotto finito.
E’ contestualmente in corso uno studio fitochimico di orzo da birra e di luppoli spontanei del territorio, coltivati nelle aziende agricole aderenti all’associazione temporanea di scopo BirTa, al fine di esaltare le caratteristiche del terroir.
La Campania è oggi la sesta regione in Italia per produzione di orzo, con un raccolto che nel 2014 è stato di 544mila quintali per 15.160 ettari coltivati. Consuma birra quasi un campano su due sopra gli 11 anni (46,3 per cento), circa 2 milioni di persone, ma con un 3,2% di appassionati (quasi 80mila).
I partner del progetto BirTa sono sei imprese agricole del territori di Frasso Telesino, Dugenta e Sant’Agata dei Goti che hanno destinato parte dei propri terreni alla coltivazione dell’orzo e del luppolo, per complessivi sei ettari; il Dipartimento di Farmacia dell’Università di Salerno che ha il compito di caratterizzare ed analizzare le varietà di orzo e di luppolo; il Dipartimento di Agraria dell’Università di Napoli che sta mettendo a punto lo sviluppo, su scala pre-competitiva, di un protocollo produttivo per la realizzazione di birra aromatizzate; la Maneba Sas che supporta tecnicamente l’Associazione temporanea di scopo nella produzione di birra; la Terravecchia Srl, che tenendo conto degli studi e dei risultati raggiunti in laboratorio, provvederà alla produzione di birra aromatizzata presso il mini-opificio in allestimento. E Agrimpresa Service srl, che ha l’incarico di occuparsi della divulgazione della varie fasi del progetto.
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Fonte: Cia Campania