Con queste parole Paolo De Castro, coordinatore per il Gruppo dei Socialisti e Democratici della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, commenta la lettera inviata ieri 25 novembre - insieme ai coordinatori degli altri maggiori gruppi politici Albert Dess (partito popolare Ppe), Jim Nicholson (conservatori Ecr) e Jens Rohde (liberali Alde) - al commissario all’Agricoltura Ue Phil Hogan, nella quale si chiede uno slittamento al 2016 per l’entrata in vigore delle misure della nuova politica agricola comune che riguardano il greening.
“Abbiamo appreso che in numerosi Stati membri - prosegue De Castro - c’è ancora molta confusione sia sulle varietà da piantare sia sulle modalità di applicazione delle regole previste ed eventuali errori potrebbero comportare il rimborso dei pagamenti ricevuti dagli agricoltori. Da una prima stima, si calcola un margine di errore del 7-8% derivante da una scorretta implementazione delle norme ambientali della Pac".
"Un danno pesante per l’agricoltura europea, già duramente provata su più fronti, che dobbiamo assolutamente evitare. Per questa ragione - conclude De Castro - abbiamo chiesto al commissario Hogan di posticipare l’entrata in vigore delle misure relative al greening al 2016, rispetto alle quali confermiamo il nostro favore, in modo da dare agli agricoltori europei e agli Stati membri il tempo necessario per adeguarsi alle nuove norme e far sì che la politica agricola si confermi uno strumento di sostegno concreto e non un danno”.
La riforma della Pac prevede che, in aggiunta al pagamento di base, ogni azienda riceverà un pagamento per ettaro, in cambio del rispetto di pratiche agricole che vanno a beneficio del clima e dell'ambiente.
Gli Stati membri dovranno destinare il 30% della loro dotazione nazionale per il pagamento di queste misure. Le misure di base stabilite sono tre: mantenimento dei pascoli permanenti, diversificazione delle colture (su superfici maggiori di 10 ettari, gli agricoltori dovranno coltivare almeno due colture e almeno tre sopra i 30 ettari; la coltura principale potrà occupare fino a un massimo del 75% del terreno e le due principali almeno il 95%), il mantenimento di un'area di interesse ecologico di almeno il 5% della superficie coltivate a seminativi (tale soglia sarà aumentata fino al 7% dal 2019 e in seguito alla presentazione di una proposta legislativa da parte della Commissione Ue ).
Da tale opzione saranno esonerate le aziende con superficie inferiore ai 15 ha, tutte le colture arboree (ulivi, vigneti, frutteti), i prati permanenti e le colture sommerse (come ad esempio il riso).
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