Quattro giorni di relazioni e approfonditi dibattiti ai quali hanno preso parte, oltre agli analisti provenienti da prestigiose organizzazioni (Fao, Caritas Internationalis, Worldwatch Institute, Undp, Slow Food), anche un centinaio di giornalisti provenienti da tutti i continenti. E tra loro venti giornalisti dell’Enaj, il network europeo che riunisce i giornalisti specializzati in agricoltura. La relazione conclusiva di Masullo sottolinea il legame perverso che riunisce i principali problemi dell’attuale modello agricolo con i principi che fondano il sistema economico mondiale. Un sistema ingiusto, che si nutre di disuguaglianza e mette a repentaglio la vita di miliardi di persone per garantire l’opulenza delle popolazioni più ricche. “L'attuale modello economico fondato su un'ossessiva ricerca di una crescita continua dei consumi di risorse e sull'accumulo dei capitali prodotti, non può risolvere il problema di nutrire l'umanità di oggi né tantomeno quella di domani” spiega Masullo.
“Noi con le tecnologie siamo diventati i produttori del nostro mondo, ne abbiamo inventato le regole e i meccanismi di funzionamento; ne abbiamo generato i problemi e proposto le soluzioni, lo abbiamo sostenuto con ideologie così potenti e pervasive da alterare le menti di tutta la popolazione fino a convincere chi soffre che la soluzione sia imitare chi applica quel modello consumista che è causa delle sue sofferenze. Il sistema, è stato detto in questi giorni, si nutre di differenze, i ricchi, per essere ricchi, hanno bisogno di poveri da sfruttare”.
Il cambio di rotta è quindi tanto urgente quanto inevitabile. “Lasciare alle generazioni future la soluzione di questo drammatico problema significa affidarsi all’esito naturale di ciò che avviene per tutte le altre specie: aumento progressivo della mortalità infantile e riduzione della durata della vita, cioè dissipare quelle che sono state le grandi conquiste del ‘900”. Ma il nuovo paradigma non potrà contare su soluzioni pratiche se prima di tutto non avverrà un cambio interiore nella coscienza di ciascuno di noi. “La tecnica, la scienza sono strumenti anche potenti che noi abbiamo, ma senza una coscienza umana che le guidi servono a poco e spesso vengono usati per allontanarci dalle soluzioni”.
Il tempo per evitare guasti peggiori alle generazioni future non è ancora scaduto ma certamente si riduce ogni giorno di più. “Dobbiamo iniziare subito col liberarci dall’irragionevole convinzione che il mondo artificiale che abbiamo creato possa essere autosufficiente e riconoscere la realtà che il sistema economico è solo un sotto insieme di quella biosfera da cui trae nutrimento e risorse” conclude Masullo. “Se impoveriremo la biosfera anche noi saremo più poveri. Se la distruggeremo, anche noi saremo distrutti”. Il testo integrale delle conclusioni dell’XI Forum internazionale dell’Informazione per la Salvaguardia della Natura è disponibile sul sito www.greenaccord.org.
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Fonte: Greenaccord