E’ la frutta fresca a far segnare il maggior crollo dei prezzi, con un calo del 4,4 per cento rispetto allo scorso anno che spinge alla deflazione il settore dell’alimentare e delle bevande analcoliche (-0,1 per cento), in linea con il calo medio dell’inflazione dello 0,1 per cento.

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi all’inflazione a settembre.

"Gli effetti negativi della spirale recessiva tra deflazione e consumi si evidenzia nell’ortofrutta con il crollo – sottolinea la Coldiretti - degli acquisti degli italiani che nel 2014 sono scesi addirittura ben al di sotto del chilo al giorno per famiglia, un valore inferiore a quelli raccomandati dal Consiglio dell'Organizzazione mondiale della Sanità, mettendo a rischio le imprese e la salute consumatori ed il reddito delle imprese".

"In generale l’andamento dei prezzi riflette - continua la Coldiretti - una situazione difficile sul lato degli acquisti alimentari che nel 2014 hanno toccato il fondo e sono tornati indietro di oltre 33 anni sui livelli minimi del 1981".

Se all'inizio della crisi, nell'ormai lontano 2008, gli italiani hanno tagliato su beni non essenziali come abbigliamento e calzature, ora si comincia  a rivalutare anche i consumi alimentari, riducendo al minimo gli sprechi e orientandosi verso prodotti low cost.
"Un segnale di difficoltà – conclude la Coldiretti - confermato dal fatto che più di otto italiani su dieci (81 per cento) non buttano il cibo scaduto con una percentuale che è aumentata del 18 per cento dall’inizio del 2014, secondo il rapporto 2014 di Waste watcher knowledge for Expo".