Numerosi imprenditori agricoli si incontreranno oggi, 17 settembre, a partire dalle 15.00 in Piazza dei Signori, per manifestare contro la crisi dell’ortofrutta veronese, che ha toccato il culmine con l’embargo russo ai prodotti agroalimentari e il blocco degli aiuti europei previsti per le imprese che esportano in Russia. L’iniziativa avviene nell’ambito della mobilitazione “Meglio italiano, scelgo veneto” promossa dalla federazione regionale, che prevede tra l’altro l’invito al consumo di ortofrutta locale.
Nell’occasione, gli agricoltori di Coldiretti distribuiranno mele tradizionali provenienti dai frutteti veronesi, invitando passanti e consumatori ad assaggiarle e all’acquisto del prodotto locale per contribuire a sostenere l’economia ortofrutticola del territorio pesantemente colpita dalla crisi e dall’embargo russo.

Alle 16.00 una delegazione di produttori, accompagnati da Claudio Valente e Giuseppe Ruffini, rispettivamente presidente e direttore di Coldiretti Verona, e dai sindaci dei territori ortofrutticoli veronesi si recheranno dal prefetto Perla Stancari per sollevare la questione e far intervenire le autorità competenti a livello locale, regionale e nazionale e consegnare il manifesto della mobilitazione “Meglio italiano, scelgo veneto. Per l’agricoltura contro l’embargo”.

E’ stato un anno molto difficile per l’ortofrutta veronese – commenta Claudio Valente, presidente di Coldiretti Verona - a partire dalla fragole in primavera, poi le pesche e nettarine quest’estate e ora le mele e le pere. Finora sono state tutte produzioni sottocosto che non ripagano neppure le spese. Una crisi strutturale di mercato devastante, che sta portando alla chiusura del comparto, con gravi perdite in termini occupazionali e di imprese impiegate, non solo agricole. Abbiamo imprese frutticole all’avanguardia, altamente specializzate, che hanno fatto investimenti nelle campagne, come ad esempio per la coltivazione di Granny Smith per i Paesi dell’Est, e che si ritrovano con ricavi veramente bassi che non ripagano la qualità e gli alti costi di produzione. L’anno scorso un produttore vendeva 1 kilo di Granny Smith a 40 centesimi il kilo, oggi, con l’embargo russo, le ha tutte nei campi invendute”.