“Gli imprenditori agricoli italiani vogliono più Europa e più mondo. Ribadiamo lo spirito europeista e l’attenzione alla globalizzazione della nostra Organizzazione e delle nostre imprese. L’agricoltura, che ha un ruolo centrale nelle politiche europee, dovrà averlo anche in quelle nazionali”. Lo ha sottolineato il presidente di Confagricoltura Mario Guidi aprendo i lavori dell’assemblea incentrata sul tema “Svolta per l’Europa”, tenutasi a Roma.

Nella riforma delle politiche agricole comunitarie un ruolo centrale è assegnato alle scelte dei singoli Paesi. Occorre alzare il livello di attenzione oltre che sul fronte della negoziazione europea, anche – ha sollecitato il numero uno dell'Organizzazione – su quello della politica economica e agricola nazionale”. “Per l’Italia – ha spiegato - sono in ballo 5 miliardi di euro l’anno da abbinare ad accorte e funzionali strategie pubbliche e private di medio e lungo periodo per il settore primario. Quello che chiediamo è la programmazione strategica che è mancata e ha portato di fatto a un indebolimento del sistema produttivo agricolo, l’esatto contrario dell’obiettivo della Pac”.

Secondo Guidi occorre guardare a Bruxelles ma anche a Roma e alle politiche regionali dei piani di sviluppo dove alla carenza di programmazione si unisce la burocrazia. “Le risorse che giungono dall’Ue – ha detto - si congiungono ai requisiti più che ai piani di sviluppo; non accompagnano la creazione di un mercato, ma la arrestano; non riescono ad essere promotrici di aziende più strutturate e di specializzazioni più avanzate”. E ha aggiunto: “La burocratizzazione costringe ad una contesa interna tra settori, territori, piani nazionali e regionali, in cui si perde di vista la strategia che invece ci darebbe un risultato ben più alto del compromesso in qualche modo raggiunto”.

Vediamo - ha proseguito Guidi - francesi, belgi, spagnoli prendere le loro decisioni nazionali di attuazione e utilizzo delle risorse verso obiettivi ben precisi, collegare tutta la filiera produttiva, scegliere i settori su cui fare leva, e fare tutto ciò per tempo, con idee chiare. E noi siamo qui da mesi a discutere con i 21 assessori all'agricoltura se avere un tavolo di condivisione delle scelte, a chiedere un raccordo tra le Regioni, a sollecitare di non fare la solita pioggia di micro finanziamenti inutili ai fini dello sviluppo, a piangere sui soldi della programmazione conclusa che dovremo restituire perché non impegnati”. In chiusura un’esortazione al governo: “È il momento di lanciare un serio programma di politica agricola e industriale, fatto di investimenti per ricerca, infrastrutture (ma solo quelle necessarie) e innovazione”.