Nello scenario europeo le vendite di ortofrutta segnano il passo negli ultimi 5 anni, soprattutto in Italia dove si registrano le performance peggiori (-11% dal 2008 al 2012), mentre nel quadro internazionale il mercato cresce ma con i connotati delle commodity, ovvero dominato dai prezzi. Lo sviluppo dei consumi diviene pertanto l’imperativo strategico del comparto per il prossimo futuro a livello quantitativo e qualitativo a seconda delle situazioni. Agire sui consumi è la migliore opportunità per migliorare la dieta dei consumatori e per alzare il livello di redditività delle imprese del comparto sempre più sottoposte a una insostenibile pressione sui prezzi. Di innalzamento qualitativo dei consumi ha soprattutto bisogno la vecchia Europa, dove – complice la congiuntura – far mangiare un frutto in più a chiunque pare un’impresa senza speranza. Di sviluppo quantitativo, si può parlare nell'Europa dell’Est, che ancora mangia poca frutta e di pessima qualità. Di entrambi c’è bisogno sui mercati lontani, dove il potenziale è alto, ma altrettanto la concorrenza.
La platea presente all'incontro - © Italiafruit
Il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro, in video-collegamento da Bruxelles, ha sottolineato l’importanza di saper sfruttare i fondi europei destinati all'ortofrutta e alla sua promozione, lasciati spesso per strada a causa della mancanza di aggregazioni o dell'inadeguatezza delle Op. Inoltre, bisogna tornare a valorizzare la materia prima facendo cultura dell'alimentazione, come ha spiegato lo chef Filippo Lamantia; va diffuso e portato su larga scala il concetto che la piramide alimentare non è adeguata alle esigenze del consumatore moderno e dovrebbe avere alla base le verdure, invece dei cereali, come ha sottolineato Filippo Ongaro, medico nutrizionista e autore di libri sul tema. E poi, serve un rinnovato patto tra produzione e distribuzione moderna, valorizzando adeguatamente il reparto ortofrutta.
La ricetta per superare l'empasse dei consumi è complessa e Roberto Della Casa dell’Università di Bologna ne ha illustrata una basata su 10 “S”: sapere (il consumatore vuole essere informato, nel settore manca la capacità di comunicare); sensorialità (olfatto, tatto, gusto per esaltare le peculiarità e il valore emozionale); salute (rinvigorendo e modernizzando il concetto che “una mela al giorno toglie il medico di torno”); salubrità (da prerequisito si sta trasformando in requisito per il quale servono all'occorrenza piani di crisi e un approccio strategico); storia (dietro a ogni grande prodotto c’è una grande storia che però non viene raccontata); sapore (ritornare all’educazione sensoriale, al sapore, che sfrutta il gusto esaltando l’edonismo); status (inteso come contrapposizione tra chi mangia bene e chi male); servizio; spettacolo(spettacolarizzare aiuta l'acquisto d'impulso); socialità(l’ortofrutta oggi può essere un grande aggregante a livello sociale). E poi una “S” aggiuntiva: snack. La frutta snack è una carta importante da giocare e l'uva apirena è uno dei tanti esempi di come potrebbero essere aumentate le occasioni di consumo.
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