Cofinanziato dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, il progetto ha coinvolto nell’orticoltura biologica circa 90 ragazzi degli istituti penitenziari minorili di sei Regioni italiane. Le attività che hanno impegnato, per circa un anno, i minori in corsi di agricoltura bio si sono concluse nella realizzazione di orti all’interno degli istituti, in cui i ragazzi hanno coltivato e raccolto i frutti del loro lavoro, varietà antiche e autoctone del territorio.
A partecipare al progetto sono stati i giovani in misura di “messa alla prova” o affidati alle Comunità e ai Servizi Sociali della Giustizia Minorile degli istituti di Palermo, Roma, Pontremoli (Mc), L’Aquila, Airola (Bn) e la comunità Borgo Amigò di Roma, di due classi di età: i “minori” tra i 14 e i 18 anni e “giovani adulti” tra i 18 e i 21, detenuti negli istituti penali per minorenni e in esecuzione penale esterna al carcere.
A discutere nel corso dell’incontro dell’opportunità di formazione, di inclusione sociale e lavorativa offerta ai minori autori di reato, ma anche dei risultati, delle criticità e delle potenzialità del progetto sono stati i rappresentanti del Dipartimento della Giustizia minorile, dei Centri per la Giustizia minorile e degli istituti penitenziari per minorenni. Le istituzioni si sono confrontate con i docenti e i ragazzi dei corsi di orticoltura che hanno raccontato lo svolgimento delle attività nelle cinque regioni e gli sviluppi nell’impiego in aziende agricole biologiche e cooperative sociali dei ragazzi coinvolti.
Il progetto ha coinvolto attivamente non solo il personale dell’amministrazione penitenziaria, ma anche le aziende agricole e i volontari per favorire lo scambio dei ragazzi con l’ambiente esterno per costruire ponti fuori dagli istituti. Il passo successivo che Aiab sta facilitando è quello dell’inserimento lavorativo per i ragazzi formati in aziende agricole e florovivaiste, anche attraverso tirocini formativi e borse lavoro.
A raccontare l’esperienza dal vivo della realizzazione degli orti sono stati anche i docenti e i ragazzi, protagonisti dell’attività che hanno spiegato come il confronto e il pieno coinvolgimento nelle attività agricole abbia favorito sia l’assunzione di responsabilità individuali che l’attitudine al lavoro di gruppo. Un’esperienza che, per alcuni di loro, può rappresentare la base di nuove conoscenze per un futuro inserimento lavorativo in aziende agricole grazie alla rete creata dal progetto tra istituzioni penitenziarie e realtà professionali che si sono dette disponibili a realizzare tavoli di lavoro per dare continuità al progetto.
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Fonte: Aiab