Le circa seimila aziende agricole danneggiate (il 25 per cento delle 23.500 imprese totali danneggiate rilevate dalla Protezione civile) in dodici mesi non hanno ricevuto neanche un euro mentre gli acquisti solidali da parte degli italiani di un milione di chili ha permesso di salvare il Parmigiano reggiano

E’ quanto denuncia la Coldiretti ad un anno del sisma nel sottolineare che, nonostante le procedure di rilevamento dei danni e gli stanziamenti dei fondi in tempi sufficientemente veloci grazie all’impegno delle Istituzioni regionali, una burocrazia frammentata tra regole e pubblica amministrazione "ha impedito che i finanziamenti, pur disponibili, raggiungessero cittadini e imprenditori in tempi adeguati alla gravità dell’evento. Paradossale, i soldi sono stati stanziati, ma non riescono ad arrivare alle imprese", si legge in una nota.

Secondo Coldiretti si è creata una situazione di stallo a causa di un rimpallo di responsabilità tra professionisti, Comuni, struttura commissariale e Regione, "con l’aggravante delle banche che procedono molto lentamente nella concessione del credito, anche se c’è la garanzia della Cassa depositi e prestiti".

Parmigiano reggiano salvato dalle vendite solidali
Il Parmigiano Reggiano è stato salvato dalla corsa all’acquisto degli italiani che hanno portato a casa per solidarietà oltre un milione di chili del prodotto che, recuperato dalle macerie dei magazzini, è diventato il prodotto simbolo del sisma con quasi 600 mila forme cadute a terra , 37 caseifici di Modena, Reggio Emilia, Mantova e Bologna danneggiati insieme a oltre 600 allevamenti.
Grazie alle vendite solidali attuate dalla Coldiretti attraverso i mercati e le botteghe di Campagna Amica e quelle attraverso le principali catene distributive, si è generata una enorme catena di solidarietà anche via internet che ha salvato dal fallimento stalle, caseifici e magazzini e sostenuto la ripresa dell’economia e dell’occupazione del territorio.

Il sisma - sottolinea la Coldiretti - ha provocato danni per circa un miliardo nelle campagne dell’Emilia e della Lombardia dove si produce oltre il 10 per cento del Pil agricolo.

 

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