Con il parere firmato dai tecnici dell'Ufficio legislativo, il ministero dello Sviluppo economico potrebbe mettere fine - il condizionale è d'obbligo - all'articolo 62 che regola (o, meglio, che avrebbe dovuto regolare) i  termini di pagamento per i prodotti agricoli e agroalimentari lungo la filiera: 30 giorni per i prodotti freschi e 60 per quelli trasformati.
Un provvedimento fortemente voluto dal ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, che viene di fatto sconfessato dal collega all'Economia, Corrado Passera.

Le motivazioni
Secondo il Capo dell'Ufficio legislativo del ministero, Raffaello Sestini, il cosiddetto "Decreto liberalizzazioni" sarebbe "tacitamente abrogato" e superato dalla normativa europea. Nello specifico, "la disciplina in materia di ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali afferenti alla cessione di prodotti agricoli e agroalimentari, di cui al citato art. 62 - si legge nella nota - è stata tacitamente abrogata da quella successiva più generale, di derivazione europea, introdotta dal decreto legislativo n. 192 del 2012 di attuazione della direttiva 2011/7/UE in materia di ritardi di pagamento in tutte le transazioni commerciali".
Si tratta della direttiva europea "Late Payment", nuova disciplina sui termini di pagamento che regola le transazioni tra imprese con un approccio più flessibile.

La risposta a Confindustria
La spiegazione dei tecnici arriva in risposta al quesito posto da Confindustria che, fin dal principio, si era dimostrata apertamente critica nei confronti dell'intero impianto dell'articolo 62, "pensato per disciplinare i rapporti molto strutturati tra produttori e Gdo - secondo Viale dell'Astronomia - salvo poi essere esteso alla quasi totalità delle transazioni".

Le reazioni
Di fatto, resterebbero in vigore i 60 giorni di tempo per i pagamenti, ma con una semplificazione di alcuni aspetti della normativa. Data la complessità della materia - di non facile interpretazione giuridica - è lecito immaginare che la parola "fine" sull'argomento sia ancora di là da venire.
Nel frattempo, non si sono fatte attendere le reazioni delle organizzazioni per una decisione che la Cia definisce "assurda sul piano politico, istituzionale e giuridico, in un difficile momento politico e alla fine di un governo tecnico, di cui due ministri hanno sempre sbandierato l’articolo 62 come una grande conquista per regolare i termini di pagamento dei prodotti alimentari". "Siamo in presenza - conclude la Confederazione - di una posizione arbitraria e completamente fuori luogo".
Confagricoltura chiede "chiarezza" ma ribadisce "l'eccesso di dirigismo" di una norma "nata per essere utile agli agricoltori ma strutturata senza considerare i meccanismi di funzionamento delle filiere".
Taglia corto Coldiretti, che definisce l'intera vicenda una "parodia" che ricorda tanto quei "bei film di Totò".