La Francia ha da poche settimane consentito anche alle regioni vinicole meridionali di arricchire i vini con il saccarosio in alternativa al mosto d’uva concentrato e rettificato. I “puristi” dell’arricchimento con mosti derivati dall’uva restano dunque Italia, Spagna, Portogallo e Grecia.
La notizia è stata al centro dell’assemblea congiunta di FederMosti, l’Associazione Italiana dei produttori di mosti e succhi d’uva concentrati e di Must, la corrispondente federazione europea, che si è tenuta lo scorso 11 settembre a Roma.
L'autorizzazione della Francia, il massimo produttore di vini mondiale, all’utilizzo del saccarosio per elevare il grado alcolico nei vini crea ulteriori squilibri concorrenziali ai produttori di quei Paesi come l’Italia che - in base a precise scelte di qualità e di tradizione enologica, fortemente supportate dall’Amministrazione agricola - permettono ai propri operatori di arricchire solo con mosti concentrati e rettificati, derivanti al 100% dall’uva.
Marco Bertagni, direttore di FederMosti e presidente del Comitato esecutivo di Must, alla presenza di rappresentanti del Mipaaf, ha segnalato in assemblea il paradosso al quale ci si trova davanti “Il vino, tra i “succhi di frutta” se così possiamo definirlo, è rimasto l’unico al quale si può aggiungere saccarosio e tutto questo senza che il consumatore ne sia informato”. La battaglia per introdurre l’obbligo in etichetta dell’eventuale aggiunta di saccarosio nei vini sarà una delle azioni prioritarie di FederMosti.
Oltre a fornire al consumatore le informazioni necessarie sul prodotto che sta acquistando, bisogna creare condizioni eque di mercato in un momento in cui c’è una forte pressione sui costi industriali del settore dei mosti e succhi concentrati, aggravati dall’abolizione degli aiuti alla trasformazione dei mosti. FederMosti sta lavorando anche a proposte che contribuiscano a mettere in evidenza la qualità dei vini italiani e l’aderenza stretta del Paese al principio antico che il “vino si fa con l’uva”.
Il Mipaaf dovrebbe convocare a breve un incontro tra FederMosti, le confederazioni agricole e le Associazioni vinicole nazionali proprio sul tema specifico dell’arricchimento per trovare insieme soluzioni che pongano freno alla situazione che si è creata di forte sbilanciamento a favore del saccarosio e a detrimento degli interessi dei produttori di vino italiani che si trovano a competere ad armi impari con quelli francesi che possono utilizzare saccarosio acquisito ad un prezzo tre volte inferiore rispetto a quello del mosto concentrato rettificato.
I produttori francesi difensori dell’arricchimento con mosti concentrati d’uva hanno favorito l’introduzione di una tassa di 13 centesimi di euro per kg di saccarosio utilizzato nei vini. E’ una tassa poco più che simbolica e che non copre la differenza di prezzo tra saccarosio e mosti concentrati rettificati, ma è un segnale che Must ribadirà con forza a Bruxelles perché va nella direzione di riconoscere una sorta di “anomalia” nell’utilizzare nei vini una sostanza estranea alla filiera dell’uva.
FederMosti prevede per la campagna in corso una diminuzione di circa il 35% degli usi enologici dei mosti concentrati rettificati.
L’assemblea dei produttori italiani ed europei ha affrontato diversi altri temi tra cui quello delle difficoltà nell’approvvigionamento di materie prime e dell’anelasticità dei mercati di destino agli aumenti dei prezzi di succhi e mosti concentrati; della necessità di procedere a innovazioni di prodotto e all’allargamento dei portfolio aziendali con altri prodotti derivati dall’uva; sono stati esaminati i mercati internazionali, la creazione di un network informativo mondiale con i più grandi produttori di mosti e succhi d’uva e l’eventualità di procedere ad azioni di promozione istituzionale delle caratteristiche nutrizionali ed organolettiche dei mosti e succhi derivati dall’uva, cominciando dal mercato russo, con riferimento al quale è tramontata l'idea di denominare “bevande alcoliche” i vini arricchiti con i mosti.
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Fonte: FederMosti