Innovative, efficienti, a basso impatto ambientale; in una parola, smart. Se Rio +20, la conferenza internazionale delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, rilancia le smart city, l'agricoltura italiana si dà da fare per costruire il suo modello di fattoria intelligente: un'azienda dinamica ed ecofriendly che si fonda sulla razionalizzazione dei consumi energetici, sul riciclo degli scarti agricoli e sulle coltivazioni a basso impatto ambientale. E i protagonisti di questa rivoluzione verde dell'agricoltura sono gli under 40 delle campagne italiane.

"Queste aziende green - spiega la Cia - Confederazione italiana agricoltori - hanno un identikit ben preciso. Se da una parte rimangono agricole nel senso più tradizionale del termine, perché orientate al food, dall'altra si trasformano completamente in chiave multifunzionale". Come? Con pannelli solari e mini impianti eolici sui tetti dei capannoni garantiscono l'autosufficienza energetica di fabbricati e strutture aziendali; biocarburanti per alimentare i mezzi meccanici; i residui delle potature e gli scarti dei cereali diventano biomassa agricola da valorizzare energeticamente. E, ancora, l'impiego di tecniche colturali a basso impatto ambientale diminuisce l'uso di concimi e fitofarmaci, limitando i costi e l'impoverimento del suolo; mentre l'esigenza di risparmio idrico è affrontata con la sostituzione dell'impianto a pioggia con quello a goccia.

La Cia ricorda che un numero sempre maggiore di imprese agricole, soprattutto condotte da giovani, sceglie di intraprendere la strada delle agroenergie. "I servizi per l'ambiente e la produzione di energia rinnovabile - riporta la Cia - sono una prerogativa aziendale per il 7,2% degli under 40 contro il 4& dei colleghi senior".

"Il settore primario - conclude la Cia - è già di per sé l'unico comparto produttivo a vantare un bilancio ambientale positivo, in quanto la quota del 5,4% con cui l'agricoltura incide positivamente sulle emissioni di gas serra è bilanciata dall'assorbimento del 5,8% degli stessi gas attivato dal comparto forestale. Inoltre il contributo delle emissioni italiane di derivazione agricola è al di sotto della media europea, che è pari al 10,2% per l'Ue a 15. Ed è proprio da questi risultati che si vuole partire per affrontare al meglio la sfida dei cambiamenti climatici".