Con una superficie bio di circa un milione di ettari e un giro d’affari di 3 miliardi di euro, l’Italia si conferma tra i Paesi leader del biologico, seconda in Europa solo alla Spagna davanti a Germania, Gran Bretagna e Francia. 

Il Bel Paese è superato dal quello iberico per la maggior superficie a pascoli e boschi ma rimane al primo posto sia per le superfici destinate a coltivazioni che per il numero di aziende agricole che hanno scelto i metodi bio.

Negli ultimi anni l’agricoltura biologica ha fatto registrare un sensibile sviluppo anche a livello mondiale con tassi di crescita media dal 10 al 20% annuo. Solo nel 2009 la superficie coltivata senza sostanze chimiche di sintesi è cresciuta di 3 milioni di ettari raggiungendo i 35 milioni complessivi e le vendite sono aumentate di oltre 3 miliardi di euro. Un mercato mondiale che vale più di 40 miliardi di euro e che coinvolge 1 milione e 400mila aziende in 154 Paesi. 

A ricordare il valore e le cifre del mercato biologico sono Coldiretti, Aiab e Legambiente, che per l’undicesimo anno sono tornate insieme nelle piazze italiane con la Biodomenica, la campagna di sensibilizzazione che promuovere il consumo di prodotti bio con mercati, mostre e degustazioni lungo tutto lo stivale. 

Come di consueto da nord a sud la giornata dedicata ai cibi bio e di qualità ha avuto un grande successo, segno che nonostante la crisi economica il settore gode di buona salute e riscuote l’apprezzamento dei consumatori. 

Anzi, come rileva la Coldiretti, con un aumento record del 9% negli acquisti familiari i prodotti biologici trainano la ripresa sulle tavole degli italiani nel 2010. 

"La Biodomenica, che per l’edizione 2010, dedicata al 'Biologico glocal',  è sbarcata anche in Senegal, Bolivia, Spagna, Francia e Australia non è - ha affermato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - solo una vetrina del biologico ma rappresenta da oltre un decennio un appuntamento prezioso per incontrare e sensibilizzare i consumatori verso l’acquisto di alimenti sani, sicuri e in grado di dare risposta alla crisi economica e sociale con un modello di consumi più equo e sostenibile". 

Nell'occasione, Coldiretti, Aiab e Legambiente hanno ribadito il proprio no agli Ogm.