Una campagna nazionale di lancio di asili rurali e di aziende "agrisociali" su tutto il territorio nazionale. Obiettivo è la realizzazione concreta di aiuto ai servizi nelle zone rurali, montane e svantaggiate, in risposta alle gravi carenze dello Stato sociale e per nuove opportunità di reddito delle imprese agricole femminili.

Questa una delle proposte scaturite a Roma durante la terza assemblea elettiva nazionale dell’Associazione Donne in campo della Cia-Confederazione italiana agricoltori.  L’Associazione, come ha rilevato la presidente Mara Longhin nella sua relazione all’assemblea, ritiene indispensabile rafforzare i servizi per l’infanzia e per gli anziani non autosufficienti e i disabili “come pilastro su cui poggiare le libere scelte delle donne, siano esse lavoratrici dipendenti, che, e a maggior ragione, imprenditrici”.  L’offerta dei servizi per la prima infanzia e per gli anziani non autosufficienti sono un diritto di tutti e per questo Donne in Campo propone le aziende agricole multifunzionali come risposta alle esigenze di un nuovo Welfare e come nuova opportunità di crescita delle imprese agricole femminili e del loro mantenimento sul territorio rurale. Nel corso dell’Assemblea sono stati messi in evidenza i problemi dei costi produttivi, contributivi e burocratici, il crollo dei redditi e le difficoltà che si riscontrano nell’accesso al credito. Da qui una serie di concrete proposte: ripristino di un Fondo nazionale per l’avvio, lo sviluppo e il consolidamento delle imprese femminili; interventi per facilitare l’accesso al credito attraverso lo strumento dei Fondi di garanzia; incentivi per la costruzione di forme di integrazione, formazione, innovazione, ricerca ed internazionalizzazione; misure per la stabilizzazione e l’aumento dell’occupazione femminile.

Donne in Campo ha ribadito con fermezza anche il suo impegno a combattere tutti i fenomeni di illegalità a danno delle agricoltrici e degli agricoltori che si è diffuso in varie regioni d’Italia e per questo sostiene l’azione dell’autorità giudiziaria e di polizia per riportare la certezza del diritto su cui si fonda la libertà delle donne. Ed è questa una delle principali cause del ritardo nelle politiche di sviluppo dell’occupazione femminile nel mezzogiorno.