Continua il fuoco di sbarramento contro gli alimenti di origine animale, una vera e propria Guerra Santa che la parte più infervorata del Mondo "veg-animalista" porta avanti da anni con solerzia e puntualità. Ultima ma non ultima, Peta, acronimo di People for the Ethical Treatement of Animals. Secondo un articolo pubblicato sul sito dell’associazione animalista vi sarebbero diversi studi “illustri” che dimostrerebbero una correlazione fra assunzione di cibi contenenti caseine e aggravamenti dello stato sanitario dei bambini affetti da autismo. Nell'articolo si ipotizza addirittura che le caseine possano esserne la causa, come pure si riporta la testimonianza di una madre, la quale avrebbe osservato l’insorgere di infezioni alle orecchie del proprio bambino dal momento in cui era passato dai prodotti a base di soia a quelli convenzionali. Infezioni rientrate "miracolosamente" una volta abbandonati i prodotti a base di latte vaccino.
Le testimonianze di singoli individui, si sa, fanno sempre effetto e muovono leve emotive importanti. Peccato che siano casi isolati, spesso basati su impressioni soggettive oppure legati a specifici stati di intolleranza individuale, e quindi dal punto di vista statistico abbiano valenza dalla scarsa alla nulla.

Sempre "illustri" i loro, di studi, ma a un’indagine più ampia pare che le cose stiano invece esattamente all’opposto, ovvero gli studi citati siano catalogabili fra quelli inattendibili o comunque poco significativi, soprattutto per la povertà numerica dei campioni statistici. Questo almeno risulta leggendo i risultati di una review scientifica operata in tema di possibili correlazioni fra consumo di caseine e disturbi della sfera autistica(1). In parole povere, sono state raccolte numerose ricerche a livello mondiale, a partire dal 1970, e se ne sono analizzati i risultati in modo da evidenziare eventuali rapporti causa-effetto.
Secondo i ricercatori che hanno operato tale lavoro bibliografico, pare siano davvero pochi gli studi a favore del rapporto “caseine-autismo” che possano essere considerati in qualche modo validi in termini di solidità scientifica. Spesso mancano infatti dell’auspicabile sistema in “doppio cieco”, ovvero il metodo che prevede di tenere all’oscuro sia i soggetti sottoposti a test sia i ricercatori circa le tesi messe a confronto. Scarsi sarebbero stati giudicati anche i livelli di randomizzazione sperimentale, come pure i campioni statistici (i bambini) erano spesso scarsi numericamente, riducendo così la validità delle conclusioni cui i ricercatori sarebbero giunti.
L’esortazione finale del gruppo di ricerca è stata quindi quella di mirare meglio le indagini su campioni statistici numericamente significativi, magari operando solo dopo aver diagnosticato eventuali intolleranze o allergie alle caseine. Perché sono questi gli unici casi assodati in cui un Essere Umano può ricevere danno anziché beneficio dall’assunzione di latte e suoi derivati.
 

Bere latte: da piccoli e da grandi

 
Il latte quindi non fa male, checché ne dicano i suoi detrattori più oltranzisti e gli sventurati che danno loro retta. In compenso, rimanendo sempre in tema di rapporti “latte-sistema nervoso”, si deve ricordare come il galattosio, uno dei due componenti del lattosio insieme al glucosio, sia coinvolto come protagonista di assoluta importanza nella sintesi delle guaine mieliniche, cioè quelle che avvolgono le cellule nervose simulando per certi versi il materiale isolante dei cavi elettrici. Ben lungi però dall’essere una membrana inerte, la guaina mielinica risulta invece ricca di sostanze ad attività enzimatica ed è metabolicamente attiva nella sintesi e nel rinnovamento dei propri componenti, come per esempio i cerebrosidi, dei glicolipidi formati da una molecola di acido grasso, una di sfingosina e una, appunto, di galattosio. Questo zucchero rappresenta quindi un importante elemento strutturale del sistema nervoso centrale. Peccato sia sintetizzato solo in minima parte dall’organismo umano e vada quindi assunto con l’alimentazione, ovvero latte e suoi derivati che ancora contengano lattosio. In barba ai sostenitori della bizzarra tesi secondo la quale fra latte di mandorle o di soia e latte vaccino non vi siano "sostanziali differenze" dal punto di vista nutrizionale.
Per meglio capire quanto siano importanti le guaine mieliniche nella salute complessiva dell'Uomo, basti pensare che gravi patologie, come per esempio la Sclerosi Multipla, derivano da una progressiva erosione delle guaine mieliniche stesse(2). Anche una malattia a carico delle cartilagini articolari, come l’artrite reumatoide, appare correlata all’assenza patologica di galattosio nelle immunoglobuline (IgG), le quali generano il processo flogistico solo quando si presentino prive di questo indispensabile zucchero(2).
Gravi carenze di galattosio sono quindi potenzialmente perniciose dal punto di vista dello sviluppo e della preservazione del sistema nervoso centrale durante le primissime fasi della crescita, come pure giocano a favore di altre patologie legate all'assenza di questo fattore nutrizionale.

Meditino magari su questi punti i seducenti pifferai magici che tentano ogni giorno di scavare subdole fosse sotto i piedi della zootecnia e dei suoi prodotti più preziosi, perché evitare di nutrire i propri figli con latte e derivati, spinti da paure irrazionali, potrebbe condurre a problemi sanitari concreti, inclusi, nei casi più gravi, ritardi e incompletezze nello sviluppo cerebrale. Eventi questi di cui forse taluni soggetti fra i più gettonati sul web mostrano già oggi preoccupanti sintomi.
 
 
  1. Marí-Bauset S. et Al. (2014): “Evidence of the Gluten-Free and Casein-Free Diet in Autism Spectrum Disorders: A Systematic Review”. J Child Neurol. 2014 Apr 30.
  2. Fossi S. e Lolli F.: “Sclerosi Multipla e risposte anticorpali: una revisione”. Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche, Università degli Studi di Firenze