Il latte e il regime delle quote sono stati i protagonisti di una recente audizione in commissione Agricoltura della Camera dei Deputati. Motivo dell’incontro le proposte della riforma della Pac e le ripercussioni sul mercato lattiero caseario. Il presidente di Unalat (unione dei produttori latte), Ernesto Folli, ha ricordato nel suo intervento i tratti essenziali dello studio presentato lo scorso anno da Unalat e da Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) sulle conseguenze dell’abbandono del regime quote latte. Che si tradurrebbe in un aumento significativo delle importazioni di latte (+ 35%) e in maggiori difficoltà di mercato per gli allevamenti, tanto da far temere un’accelerazione nella chiusura delle stalle da latte, una tendenza in atto da tempo e che ha visto in quattro lustri ridursi da 200mila a meno di 50mila il numero delle aziende in attività.

 

Una rete di protezione per il dopo quote

Lo stop alle quote, secondo Unalat, deve avvenire in presenza di strumenti alternativi di programmazione della produzione, che evitino al settore le conseguenze negative che potrebbero accompagnarsi all’abbandono dei vincoli alla produzione imposti sino ad oggi dalla Ue.

Non è mancato un approfondimento dei temi sulle proposte di disaccoppiamento e modulazione. L’adozione di un’aliquota uniforme è vista da Unalat come una penalizzazione dei produttori di latte che hanno fatto forti investimenti (anche indebitandosi) per acquistare quote latte, una condizione indispensabile non solo ad evitare le multe, ma necessaria anche per percepire l’integrazione al reddito che era proporzionale alla quota detenuta. Secondo il Sian (sistema informativo agricolo nazionale) negli ultimi 5 anni sono state acquistate quote per 2,19 milioni di tonnellate, che corrispondono ad una spesa superiore al miliardo di euro. Con il disaccoppiamento e la successiva modulazione e regionalizzazione - afferma Unalat - si vedrebbe  abbattuta di circa il 70% tale integrazione e dell’investimento effettuato dai produttori rimarrebbero solo gli indebitamenti con il sistema bancario.

 

Il paradosso italiano

All’audizione in Commissione Agricoltura è stato sentito anche il parere di Assolatte (l’associazione che riunisce le imprese lattiero casearie)  secondo la quale “è veramente paradossale - come cita un comunicato diramato all’indomani dell’audizione parlamentare - che un paese la cui produzione copre solo il 58% del fabbisogno di latte sia costretto ancora oggi a pagare multe per aver munto in eccesso, nel mentre la quota complessiva Ue non viene raggiunta e tutto il mondo chiede più latte".

A parere di Assolatte i prossimi aumenti di quota dovrebbero essere correlati alle effettive necessità dei singoli paesi e si insiste affinché all’Italia già dalla prossima campagna sia concesso tutto l'aumento del 5% che la commissione vuole scaglionare in 5 anni. Inoltre, sempre secondo Assolatte, va attuata immediatamente la compensazione a livello Ue, in modo che non scattino multe se il plafond comunitario complessivo non viene superato.

 

Foto jrubinic