K-Adriatica con l'incorporazione di Agroalimentare Sud, già controllata dal 2009 con il 66% delle quote, rafforza la sua impronta innovativa, e punta a sviluppare nuove soluzioni per una agricoltura sempre più sostenibile.
Inoltre,la sua fase di crescita prosegue, con la presenza in tutto il mondo di quattro impianti di produzione: tre in Italia, di cui due in Veneto, a Loreo e Ponso (Pd) e uno in Puglia a Noicattaro (Ba) e uno in Croazia; sei filiali commerciali: in Croazia, Grecia, Marocco, Cile, Cina e Sud Africa e distributori in oltre 70 paesi. Entro il prossimo anno verranno aperte altre filiali in Turchia e California.
Con la fusione, il fatturato di K-Adriatica passa da 107 milioni di euro nel 2019 a 128 milioni previsti nel 2021 e 150 dipendenti.
"Questa operazione – precisa Giovanni Toffoli, amministratore delegato di K-Adriatica - ci consente di essere un punto di riferimento nell'agricoltura italiana e mondiale. Attraverso l'incorporazione di Agroalimentare Sud si rafforza il know how necessario per essere in prima linea nella ricerca e nello sviluppo di nuove soluzioni per un utilizzo più efficiente dei nutrienti da parte delle piante e maggiori livelli di resistenza agli stress ambientali. Il nuovo team di ricerca, costituito dall'unità operativa di Lodi del Ptp science park e dai tecnologi alimentare e biotecnologi dell'unita operativa di Melfi, lavorerà con i formulatori di K-Adriatica per sviluppare nuove soluzioni nell’ottica della circolar economy. Verranno trasformati gli scarti di produzione della malteria in nuove ed efficaci soluzioni nutrizionali".
"L'agricoltura moderna e sostenibile, che crea valore aggiunto per le imprese agricole e produce cibi di qualità per i consumatori, mette la tecnologia e l'innovazione al centro di tutti i processi. Assistiamo a un ritorno, sempre più diffuso, di strumenti volti ad un uso mirato e razionale dei fertilizzanti e questo ci sprona a ricercare soluzioni sempre più efficienti, che consentano il massimo risultato con il minimo input", aggiunge Toffoli.
Il mercato dei fertilizzanti
Secondo un'analisi di Assofertilizzanti, il mercato italiano dei fertilizzanti vale circa 1 miliardo di euro, di cui il 70% è ascrivibile ai fertilizzanti minerali e il 30% a quelli a base organica. Nel corso del primo semestre 2020, evidenzia lo studio, l'andamento dei consumi è stato in linea con il corrispondente periodo del 2019. Il periodo gennaio-giugno 2020 rispetto a quello dell'anno precedente registra una lievissima flessione della distribuzione totale (circa -0,2%, passando da 1.730.558 tonnellate a 1.726.658 tonnellate) mantenendosi, però, pressoché stabile.Hanno avuto trend di crescita positiva i concimi idrosolubili (+10,6%), i concimi minerali semplici (+2,3%) e i concimi organo-minerali azotati semplici (+11,2%). I concimi fluidi hanno registrato un moderato calo (-3,8%). I biostimolanti registrano, anche per il 2020, un andamento positivo a livello globale, che porta a stimare un aumento del fatturato da 2 a 3 miliardi di dollari entro il 2021.
Secondo Assofertilizzanti, la mappa geografica della distribuzione dei fertilizzanti in Italia si mantiene in linea con i dati degli anni precedenti: circa il 65% è destinato alle regioni settentrionali, il 15% a quelle centrali e il 20% al Mezzogiorno. In Italia le aziende con impianti di produzione di concimi minerali sono tendenzialmente realtà consolidate e di grandi dimensioni. Piccole e medie imprese vivaci e proattive caratterizzano, invece, il settore dei concimi specialistici, degli organici e degli organo-minerali.
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Fonte: K-Adriatica