La Basilicata guiderà l’opposizione nel dibattito alla Camera dei Deputati contro l’articolo 41 del decreto legge 109/2018, contenente disposizioni urgenti sulla gestione dei fanghi di depurazione, che rivedono al rialzo, tra gli altri, i parametri - relativi ai fanghi utilizzabili in agricoltura  - di sostanze cancerogene come i metalli pesanti (selenio, berillio, arsenico, cromo totale ed esavalente) e diossine, furani, policlorobifenili e gli idrocarburi policiclici aromatici. Non solo: Braia darà battaglia anche dentro la Commissione politiche agricole della Conferenza Stato Regioni.
 

L'articolo 41 del Decreto Genova

Il disegno di legge 909 di conversione del decreto legge 109/2018 – approvato con modificazioni il 15 novembre al Senato - e più noto come decreto Genova, era nato per la ricostruzione e le misure di somma urgenza per il capoluogo ligure, colpito dal disastroso crollo del Ponte Morandi nell'agosto di quest'anno. Ma il Dl 109/2018 è infine diventato un “omnibus” come si dice in gergo parlamentare, nel quale sono state inserite disposizione di vario genere riferite anche ad altre emergenze. Tra queste il citato articolo 41, voluto dal governo per poter smaltire più facilmente i fanghi provenienti dai depuratori.

In buona sostanza, i valori ammissibili di metalli pesanti, diossine, furani e Pcb presenti nei fanghi di depurazione destinati al terreno agricolo come fertilizzante sono stati quasi del tutto equiparati a quelli che possono esser presenti nel terreno bonificato destinato a verde pubblico attrezzato ai sensi del Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152: il Testo unico ambientale. E nel caso del cromo totale il parametro ammesso per i fanghi destinati ai terreni agricoli è addirittura ben superiore  - 200 mg per Kg - a quello consentito per il terreno bonificato messo a verde pubblico, parametro a 150 mg per kg. Tutti i valori di queste sostanze sono ben superiori a quelli fino ad ora previsti dal Decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 99.
 

La posizione della Basilicata

Tanto è valso a scatenare la reazione della regione Basilicata. "La contrarietà della Basilicata all'articolo 41 del Decreto Genova è netta e ci batteremo in ogni sede per preservare i nostri campi e il nostro territorio" afferma in una nota stampa ufficiale l’assessore regionale alle Politiche agricole e forestali, Luca Braia.

"Con personale soddisfazione ed a nome del comparto agricolo tutto - prosegue l'assessore Braia - ringrazio il Consiglio regionale della Basilicata per l'importante posizione politica assunta il 17 novembre scorso, approvando a maggioranza, un ordine del giorno collegato al provvedimento sull'agricoltura sociale, concordato e proposto dal capogruppo Pd Vito Giuzio e dal consigliere Franco Mollica”.

“Ho già chiesto di inserire all'ordine del giorno della commissione Politiche agricole che si terrà il 28 novembre prossimo il tema dello sversamento fanghi in agricoltura, chiedendo al coordinatore Leonardo di Gioia e ai colleghi assessori di tutte le altre regioni l'integrazione nel dossier delle criticità del comparto agricolo da ripresentare al ministro Gian Marco Centinaio, dopo l'infruttuoso incontro del giugno scorso" annuncia Braia.

La Basilicata intende dare battaglia e non solo nella Conferenza stato regioni, per ottenere una “modifica sostanziale o la soppressione dell'articolo 41" spiega Braia.

“Studieremo e metteremo in campo ogni azione per vietare l'applicazione in Basilicata di questa scellerata scelta del governo, facendo fronte comune con altre regioni nella commissione Politiche agricole, e inoltre invieremo la mozione a tutti i parlamentari lucani con la richiesta di abrogazione, in sede di conversione in Legge, dell'Art.41 del Decreto Genova" sottolinea Braia.

La Basilicata non vuole vanificare il lavoro fatto attraverso il Programma di sviluppo rurale 2014-2020, che con le politiche di sostegno alle produzioni biologiche ed integrate  sta investendo oltre 100 milioni di euro su una superficie di oltre 100.000 ettari, pari a circa il 20% della Sau regionale. Questo perché – come noto – i fanghi da depurazione, se di buona qualità, possono essere utilizzati come ammendante e fertilizzante in agricoltura, anche in quella biologica.

“La qualità e la quantità di idrocarburi presenti nei fanghi, previsti da decreto, costituisce un grave pericolo per i terreni e le falde acquifere con grave danno potenziale alla salute dei cittadini, alla nostra agricoltura, alle nostre acque, alla biodiversità" dice ancora l’assessore, che è già alle prese con gli effetti negativi sull’agricoltura degli impianti petroliferi.

“La nostra agricoltura di Basilicata - conclude l'assessore Braia - continuerà a utilizzare esclusivamente metodi di concimazione naturali e comunque fertilizzanti minerali, così come previsto dal programma di azione regionale per la tutela delle acque da inquinamento da nitrati di origine agricola nelle aree vulnerabili e nelle undici linee guida per le aree non vulnerabili, di prossima emanazione".