I nematodi sono nemici difficili da contrastare che possono arrecare seri danni alle produzioni di pomodoro da mensa, specialmente in quelle aziende agricole in cui si pratica la monosuccessione. Di minuscole dimensioni e difficili da monitorare, i nematodi si insediano nelle radici delle piante compromettendo la funzionalità della rizosfera e aprendo la strada ad infezioni secondarie causate da funghi e batteri.

 

Se fino a qualche anno fa la difesa veniva affidata ai fumiganti, oggi il legislatore ha messo fuori gioco questi prodotti in favore di una maggiore sostenibilità ambientale e di una maggior sicurezza per gli operatori agricoli. Difendere le piante di pomodoro in maniera efficace è comunque possibile, come abbiamo potuto toccare con mano presso l'Azienda agricola Petrillo di Fondi, in provincia di Latina, area vocata alla produzione orticola, che tuttavia deve fare i conti con una forte presenza di nematodi.

 

Come controllare i nematodi

 

"Grazie alla collaborazione tra la Divisione Vegetables e Crop Science di Bayer è stata messa a punto una strategia per difendere la rizosfera delle piante da questi parassiti. Una strategia che si basa su tre pilastri e che noi chiamiamo Root2Success", spiega Salvatore Passariello, sales representative di Seminis, Società che insieme a De Ruiter fa parte del Gruppo Bayer. "I tre elementi chiave sono la difesa con agrofarmaci innovativi, le resistenze genetiche e il digitale".

 

Lo stop ai nematodi arriva dalla genetica

"La prima barriera ai nematodi è rappresentata dalla genetica", continua Passariello. “Dynafort è un portainnesto di media vigorìa, adatto a cicli brevi o medio lunghi, con una spiccata attitudine a contrastare l'attività dei nematodi galligeni, oltre a quella dei funghi del genere Fusarium e Verticillium".

 

Dynafort è stato impiegato in una prova con la varietà di pomodoro datterino Rokyto, leader di mercato in questo segmento, consentendo una elevata produttività. Tale portainnesto infatti ostacola l'insediamento e la proliferazione dei nematodi, che, seppure attaccano le radici, non riescono a completare il proprio ciclo vitale. La pianta di pomodoro è dunque in grado di portare a termine il proprio ciclo produttivo, preservando la redditività dell'azienda.

 

L'azione dei nematodi provoca la comparsa di galle sulle radici che compromettono la funzionalità della rizosfera

L'azione dei nematodi provoca la comparsa di galle sulle radici che compromettono la funzionalità della rizosfera

(Fonte foto: AgroNotizie®)

 

Gli agrofarmaci a supporto della genetica

Per tutelare maggiormente la pianta di pomodoro dai nematodi è importante però offrire anche una buona difesa. "In particolare presso l'Azienda agricola Petrillo abbiamo usato Velum® Prime e BioAct® Prime. Due nematocidi con caratteristiche differenti. Il primo ha consentito una lotta nei confronti delle larve, il secondo invece una lotta nei confronti delle uova", sottolinea Danilo Slanzi, Campaign Activation specialist di Bayer.

 

Velum® Prime, nematocida a base di fluopyram, penetra nella fascia di terreno dove è presente l'apparato radicale. Dopo appena 30 minuti i nematodi presenti nel suolo iniziano a mostrare i primi sintomi, rallentando la loro mobilità e devitalizzandosi in 2, 3 ore. 

 

Ma c'è di più, perché il prodotto, assorbito dalle radici, si redistribuisce all'interno della pianta offrendo una lunga protezione nei confronti dell'oidio. Inoltre le basse dosi d'impiego (0,625 litri ad ettaro) e il fatto di poter essere applicato attraverso l'impianto di irrigazione ne facilitano l'utilizzo.

 

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Il portainnesto Dynafort offre una buona resistenza agli attacchi dei nematodi, ma è necessario comunque offrire una difesa nematocida. Nella foto, a sinistra, radici non trattate. A destra invece radici protette con Velum® Prime e BioAct® Prime

(Fonte foto: AgroNotizie®)

 

BioAct® Prime è invece un nematocida di origine biologica che agisce sulle uova. A base del ceppo 251 del fungo Paecilomyces lilacinus, il prodotto devitalizza le ovature e le altre forme statiche del nematode grazie all'azione del micete che le parassitizza.

 

Inoltre BioAct® Prime stimola nella pianta la produzione di sostanze che ne promuovono lo sviluppo. Si ha dunque una migliore radicazione, una crescita vegetativa rafforzata e di conseguenza un aumento della resa finale e della qualità.

 

Su terreni in cui la pressione dei nematodi è particolarmente elevata si consiglia di usare BioAct® Prime in pre trapianto e poi tre, quattro volte durante la fase vegetativa. Mentre Velum® Prime dovrebbe essere impiegato con due applicazioni in post trapianto: una a uno, tre giorni dalla messa a dimora delle piantine e l'altra dopo quindici, trenta giorni.

 

Nematool, un occhio digitale in campo

Date le dimensioni microscopiche dei nematodi, per l'agricoltore non è semplice stabilire con esattezza il momento migliore per intervenire con i prodotti nematocidi. Per questo motivo Bayer ha sviluppato Nematool, una soluzione hardware software che si compone di un sensore, da applicare al suolo, che misura la temperatura all'interno del terreno, e di una piattaforma digitale che elabora i dati.

 

L'algoritmo simula il ciclo biologico del parassita e una semplice interfaccia guida l'utente nella scelta del momento migliore in cui intervenire. Se in campo si ha prevalenza di uova sarà necessario usare BioAct® Prime, se invece è previsto lo sviluppo degli adulti allora l'agricoltore dovrà intervenire con Velum® Prime.

 

Nematool è un sensore da applicare al suolo

Nematool è un sensore da applicare al suolo

(Fonte foto: AgroNotizie®)

 

Nematool è importante anche per il monitoraggio della solarizzazione, una pratica che prevede di coprire il suolo con un film plastico prima di effettuare il trapianto. In questo modo si sfrutta la luce del sole che provoca un aumento della temperatura nel terreno, devitalizzando in questo modo i nematodi. Nematool è fondamentale in quanto permette all'agricoltore di verificare quando viene raggiunta la soglia di gradi-giorno-cumulati utile a devitalizzare i nematodi, permettendo di iniziare coi trapianti nel primo momento utile, ottimizzando così la gestione aziendale dei suoli.

 

"L'insieme di questi tre fattori, genetica, agrofarmaci e digitale, ci ha permesso di implementare la strategia Root2Success. Una strategia sostenibile mirata sia al benessere delle nostre radici ma anche a garantire ottime produzioni agli agricoltori", conclude Slanzi.