Da decenni l’agrochimica è soggetta a ogni tipo di accuse. Alcune meritate. Altre meno. Altre del tutto farlocche e diffamanti. Quando si parla di cancro, per esempio, uno dei tormentoni più diffusi è proprio quello dei “pesticidi”. Peraltro, non ha alcun senso parlare di “cancro” in senso stretto, dal momento che ve ne sono di innumerevoli tipi. Neppure ha senso parlare di “pesticidi” in senso altrettanto ampio, perché anch’essi sono uno diverso dall’altro. Quindi pare avere senso dallo scarso al nullo parlare di “cancri” e di “pesticidi” stando seduti a un solo tavolo di discussione.
Già si era parlato di questo argomento in un altro articolo, nel quale venivano riportati i risultati di un monitoraggio sanitario finalizzato all’individuazione di molecole chimiche e loro metaboliti nelle urine degli Americani. Una ricerca che ha dimostrato come i tanto odiati “pesticidi” fossero fra gli ultimi in termini di fonte di pericoli sanitari, ben dietro ai prodotti per la cura della persona e a certi inquinanti domestici e ambientali che con l’agricoltura nulla hanno a che vedere.
 
Oltre alle ricerche puntuali, esistono però anche liste che riportano in ordine decrescente il rischio oncologico di numerose sostanze, ma non solo: nelle liste dello Iarc, acronimo di International Agency for Research on Cancer, figurano vari fattori, chimici, fisici e biologici.
Pensate che i pericoli per la vostra salute vengano dagli atomizzatori agricoli? Vedete uscire “pesticidi” dai rubinetti o ve li immaginate scorrazzare sui cibi che mangiate? Già vi vedete su un letto d’ospedale per colpa loro? Se si, appare ancor più consigliabile quanto segue.
 
Nel Gruppo 1 dello Iarc sono registrate tutte le sostanze sicuramente cancerogene per l’Uomo. Cioè quelle che senza dubbio provocano il cancro e che vanno evitate il più possibile, perché il rischio appare elevato a prescindere. In tale gruppo compaiono per esempio le radiazioni ionizzanti, come pure il benzene e il particolato atmosferico emessi dalle automobili. Ma anche l’amianto, i Pcbs, ovvero i bifenili policlorurati. Anche fumo e alcol sono ovviamente in questo gruppo, affiancati dai raggi UV e da virus come il Papilloma virus e quelli dell’epatite B e C.
Amate le grigliate, anche di sole verdure? Attenzione, perché il loro bruciaticcio contiene benzopirene. Amate i fritti? Producono acrilamide. Optate quindi per una dieta vegana, magari composta di alimenti esotici? Niente da fare anche lì: le foglie di betel, consumate in Asia, sono catalogate nel medesimo gruppo, senza poi dimenticare le aflatossine che contaminano alcuni prodotti agricoli, specialmente se non vengono trattati con opportuni fungicidi e insetticidi.
 
Scendendo di pericolosità, ma di poco, si incontra il Gruppo 2A, ovvero quello dei “probabili cancerogeni per l’Uomo”. In altre parole, chi si espone a queste fonti di rischio ha “probabilità concrete” di sviluppare tumori. Il tutto, ovviamente, sempre in funzione delle dosi a cui ci si espone. Non è un mistero che gli ormoni anabolizzanti possano indurre cancri, come pure alcuni solventi e la folta rappresentanza di Pah, cioè gli idrocarburi policiclici aromatici. Anche alcuni composti a base di piombo possono risultare cancerogeni. È sempre in questo raggruppamento che si colloca il primo agrofarmaco, ovvero il captafol. Peccato che questo non sia più in circolazione in Europa e quindi non rappresenti più alcun rischio reale.
 
Un gradino più sotto si trova il terzo Gruppo dello Iarc, il 2B, cioè quello dei “Possibili cancerogeni per l’Uomo”. E tra “probabilità” e “possibilità” c’è una profonda differenza terminologica e di sostanza.
In questa lista figura per esempio l’acetaldeide, presente nel fumo di sigaretta, ma anche caffè e caffeina, mentre alcuni shampoo contengono poi dietanolamina. Per chi si illude che “naturalità” equivalga a “salubrità”, nel Gruppo 2B compaiono la fumonisina b1 e l’Ocratossina A, l’estratto di Ginko biloba, quello di Aloe vera (!) e quello di Kawa, altra sostanza vegetale. Pure la carragenina, estratto algale utilizzato come additivo alimentare perfino in certi preparati biologici, appartiene al Gruppo 2B. 
Aprendo il frigorifero, magari potremmo rimanere sorpresi di sapere che il pesto alla genovese contiene il metileugenolo, presente anche in alcune erbe aromatiche. Molte spezie contengono invece safrolo, il quale finisce quindi nei piatti per nostra stessa volontà.
In questo Gruppo sono infine registrati altri “pesticidi”, specialmente clorurati: heptahlor, chlordane, diclorvos e Ddt, banditi tutti ormai da anni e quindi non più utilizzati. Gli unici agrofarmaci di questa lista che risultano ancora in commercio sono clorotalonil e folpet, ovvero la molecola che tanto ha dato da discutere a seguito di un altro articolo appena pubblicato in cui si dimostrava quanto fossero preconcette le proibizioni d’uso nei disciplinari di produzione integrata.
 
Ovviamente, appare del tutto inutile elencare le molecole che compaiono nelle liste 3 e 4, cioè le “Non classificabili come cancerogeni per l’Uomo” e “Probabili non cancerogeni per l’Uomo”.
 
Forse la lettura degli elenchi Iarc non sposterà le opinioni di chi sempre tuona contro la chimica agraria, magari caracollando fra una pasta al pesto con il metileugenolo e un risotto allo zafferano con safrolo, oppure fra una sigaretta, un caffè e un bicchiere di vino, o ancora fra una grigliata mista, piattate di patatine fritte e shampoo di produzione non meglio precisata.
Le loro opinioni, come detto, forse non le sposterà, ma almeno non si potranno più illudere che le loro abitudini, alimentari e non, siano molto meno impattanti sulla loro stessa salute di quello che adoperano nei vigneti gli agricoltori…

P.S. le concentrazioni di metileugenolo e di safrolo sono così basse da non impedire il consumo di pesto e di zafferano, né di noce moscata o di pepe. Un bicchiere di vino non vi farà venire il cancro al fegato, né un caffè vi stroncherà l'esofago. Non ci vuole un tossicologo per capirlo. Forti quindi di queste prove di banale buon senso, perché continuate a tremare all'idea che qualche nanogrammo di agrofarmaci, utilizzati proprio per farvi mangiare tre volte al giorno, vi possano fare ammalare di cancro? Ai posteri l'ardua sentenza...