In Trentino la raccolta delle patate si è conclusa e la produzione risulta del 10% in meno rispetto al 2009. I tecnici del Centro Trasferimento Tecnologico dell'Istituto agrario di San Michele all'Adige riferiscono di una produzione nella norma, pur con un andamento altalenante a seconda delle zone e delle epoche di semina. La resa per ettaro si attesta mediamente sui 280-300 quintali con una produzione provinciale di circa 7000 tonnellate.
"Se il 2009 è stato un anno eccezionale il 2010 ha registrato un calo di produzione che non ha coinvolto per fortuna tutte le zone produttive del Trentino e tutte le varietà coltivate. Tale situazione è stata condizionata degli andamenti stagionali capricciosi con il susseguirsi di periodi piovosi e freddi con periodi di siccità e caldo eccessivo" spiega Gabriele Chistè responsabile del servizio di consulenza in orticoltura all'Istituto di San Michele.
Attualmente è in pieno corso l'attività di commercializzazione ed il prodotto si presenta con ottime caratteristiche.
La varietà da pasto più coltivata è la cicero, che rappresenta circa il 70 % della produzione. Si caratterizza per la regolarità nella forma, buona produzione, ottima conservazione senza trattamenti antigermoglio. Altra varietà molto richiesta è la kennebec dalla polpa di colore bianco.
La peculiarità della produzione trentina è quella di essere ottenuta prevalentemente in zone di montagna, gestita in aziende a conduzione famigliare e su piccole superfici, conservata con metodi tradizionali. La produzione di patate ottenute con tecniche di gestione biologica si sta diffondendo in provincia. La val di Gresta, dove tale coltivazione è molto diffusa, produce circa 600 tonnellate di patate certificate biologiche. Le zone a tipica produzione pataticola sono: Lomaso-Bleggio-Banale, Valle di Gresta, Altipiano della Vigolana, Valle di Cavedine, Alta valle di Non, Media e Bassa Valsugana, Piana di Storo.
La commercializzazione della patata trentina inizia con la metà di settembre e si protrae fino alla fine di marzo/primi di aprile.
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Fonte: Fondazione Edmund Mach - Istituto Agrario di San Michele all'Adige