La campagna del pomodoro da industria nel bacino del Sud Italia si avvia a conclusione e dovrebbe trovare conferma il dato della diminuzione dei quantitativi trasformati – intorno al 15% - necessari a controbilanciare l’eccesso di produzione dello scorso anno, che aveva visto in Italia quantitativi di pomodoro avviati alla trasformazione pari a 5,4 milioni di tonnellate, per il 50% lavorato nelle regioni del Sud.
Secondo il direttore dell’Anicav - Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali, Giovanni De Angelis, il Sud dovrebbe vedere una diminuzione delle consegne all’industria proprio del 15%.
 
Il tutto mentre in provincia di Foggia la Cia registra un vero crollo della produzione di pomodori da industria, dovuto alle avversità climatiche, che sembra però essere stato compensato dalla ripresa della coltura in altri areali vocati, a partire da quelli della Campania.
 
“Mentre al Nord, nonostante i ritardi nelle consegne di pomodoro all’Industria, dovuti al clima, comunque si rispettano le previsioni di una diminuzione del consegnato, al Sud si assiste ad un deficit di offerta che porta a valutare che potremmo chiudere, a livello nazionale, a poco meno dei quantitativi dello scorso anno, ovvero 5 milioni di tonnellate di trasformato" dice De Angelis ad AgroNotizie. Il che significherebbe, a livello nazionale, una riduzione del 7,4%.
 
“Allo stato attuale però – sottolinea De Angelis – dobbiamo ancora verificare gli effetti reali delle piogge di settembre sulla produzione meridionale, tenendo presente che il monitoraggio Anicav è su 29mila ettari per 20 milioni di quintali di produzione potenziale, un campione molto significativo della realtà meridionale, ma non esaustivo, pertanto occorre attendere fine settembre per un dato reale di fine campagna”.
 
Il presidente provinciale della Cia Foggia, Michele Ferrandino afferma. "Le rese sono inferiori alle aspettative: ai 2300 ettari letteralmente saltati con la grandinata di giugno che si è abbattuta soprattutto nel territorio di Lesina si aggiungono le infestazioni di orobanche e batteriosi che hanno ulteriormente decimato la produzione. Oggi siamo al 60-70% di raccolto rispetto agli impegni assunti con le industrie di trasformazione e probabilmente sarà difficile onorare i contratti".
 
In considerazione degli eventi calamitosi, la Cia di Foggia si aspettava una rivisitazione del prezzo contrattato, ma le fabbriche si stanno attenendo a quello concordato inizialmente. Il che evidentemente rafforza l’ipotesi che la presenza di prodotto sia comunque assicurata da altri areali, che hanno sofferto di meno per il maltempo.