Una sfida vinta e che permette di guardare al futuro del comparto con ottimismo. Alla fiera hanno partecipato oltre 120 espositori in rappresentanza delle più importanti aziende del settore della produzione, della commercializzazione, della logistica, degli agrofarmaci, dei fertilizzanti, delle macchine e delle attrezzature. Un momento importante anche per i buyer mondiali per confrontarsi e per sviluppare accordi.
Successo anche per Interpera, il congresso mondiale della pera che si è svolto contemporaneamente al Futurpera, e che quest'anno è arrivato all'8° edizione. Il prossimo anno si svolgerà in Sud Africa, mentre per il 2017 la candidatura è per gli Stati Uniti d'America.
“Il settore della pera vuole rilanciarsi - spiega Stefano Calderoni, presidente di Futurpera Srl - e i numeri entusiasmanti di questa manifestazione lo dimostrano: oltre 120 espositori e circa 8 mila visitatori in tre giorni.
Futurpera può rappresentare la svolta diventando importante pedina per promuovere la pera, migliorarne l'aspetto comunicativo, rilanciare i consumi, internazionalizzarla. Abbiamo puntato a costruire un appuntamento di filiera che viaggiasse su due binari: quello tecnico rivolto agli operatori del settore e quello consumer rivolto al mercato ed a chi mangia le pere.
Questa manifestazione dimostra che il settore è in fermento e che lavorando sodo e uniti si può dare un futuro alla pericoltura italiana. Dobbiamo guardare avanti raccogliendo le sfide del nuovo mercato globale: innovazione, sostenibilità, nuovi mercati, promozione, consumi.
Non vogliamo sederci sugli allori e stiamo già lavorando per la prossima edizione. L’evento sarà biennale: quindi arrivederci al 2017. Ma per il prossimo anno potrebbero esserci sorprese, con un evento dedicato principalmente al mercato ed al consumo delle pere. Visto l’impossibilità di poter ospitare Interpera nella seconda edizione stiamo pensando di poter organizzare un convegno internazionale con l’aiuto di istituzioni pubbliche, enti di ricerca, associazioni private. Questa è la strada ed il terreno è fertile".
Stefano Calderoni, presidente di Futurpera: "La manifestazione fieristica che coinvolge l'intera filiera pericola italiana"
“Siamo soddisfatti per questa prima edizione di Futurpera - dice Filippo Parisini, presidente di Ferrara Fiere -. Vogliamo dare vita ad una vera e propria vetrina per il comparto delle pere in un luogo logisticamente strategico: l’80% delle pere italiane è infatti prodotto nelle provincie di Ferrara, Bologna e Modena.
Se oggi ci siamo concentrati su tecnica ed innovazione per la prossima edizione punteremo a sviluppare anche sostenibilità e consumi. E’ necessario dare risposte alla produzione, che chiede maggiore redditività e crescente attenzione all’ambiente ed alla salute. Senza dimenticare che servono strategie per far conoscere il prodotto e le sue qualità organolettiche, proporre nuovi modi di consumo che avvicinino il consumatore.
Per il futuro Ferrara Fiere vuole pensare in grande: diventare quartiere fieristico delle eccellenze agricole ed agroindustriali, specializzandosi su eventi mirati e orientati alla territorialità ed alla qualità".
Filippo Parisini, presidente di Ferrara Fiera che assieme a Modena Fiere, del gruppo Bologna Fiere, compongono un polo unico in Europa
"Soddisfazione per le centinaia di partecipanti ad Interpera - riporta Luciano Trentini, vicepresidente di Areflh - e per le delegazioni provenienti da 16 Paesi. Sono numeri che fanno capire il grande interesse che c’è per il futuro della pera, ormai un prodotto globalizzato.
Nei due giorni d'incontri abbiamo fatto il punto sulla commercializzazione e sul rinnovamento varietale. Tante le informazioni raccolte tra cui spicca una considerazione su tutte: le pere per attirare il consumatore devono essere colorate con una sfaccettatura rossa o rosata. L
a nostra è una pericoltura d’eccellenza anche se le nostre varietà hanno più di 100 anni. Bisogna quindi guardare al futuro puntando sulle nuove varietà, come Carmen*, che hanno destato interesse in chi le produce, in chi le commercializza ed anche in chi le mangia.
Oggi l’Italia esporta poco più del 20% del proprio prodotto e non è più sufficiente. Belgio, Olanda e Spagna hanno numeri ben più alti. Certo per aumentare le esportazioni bisogna anche lavorare per abbattere le barriere fitosanitarie che ci tengono fuori da mercati importanti come la Cina.
E poi dobbiamo investire sulla promozione del prodotto, far capire ai consumatori i vantaggi del mangiare pere e fargli conoscere anche le differenze tra le varietà: ce ne sono per tutti i gusti".
Luciano Trentini, vicepresidente di Areflh ed organizzatore di Interpera, il convegno mondiale sulla pera
"La produzione mondiale di pere è in crescita - spiega Gianni Amidei, presidente di OI Pera -, anche se siamo di fronte ad alcune criticità legate alla domanda.
Per il rilancio è comunque necessario passare dall'aggregazione e dalla concentrazione dell'offerta, in un'ottica di maggiore efficienza e di miglioramento della commercializzazione.
Oi Pera nasce nel 2012 proprio per organizzazione al settore pericolo e per sostenere la sua promozione. E' chiaro che oggi essere più rappresentativi può incidere maggiormente negli accordi interprofessionali, nella commercializzazione del prodotto, nelle regole di produzione.
Oggi siamo 30 soci: 14 realtà di produzione, 9 commerciali, 3 di trasformazione e 4 consultivi. Fare sistema è la chiave per ridare slancio al settore della pera. Ed è per questo che fra le nostre attività ci sono il miglioramento della conoscenza della produzione e dei mercati, la programmazione di nuovi impianti al fine di migliorare la qualità della produzione e la valorizzazione del prodotto sui mercati internazionali. Aggregare permette inoltre d'innovare sia in termini di varietà che di processo".