"Il 2014 è stato un anno difficile sul fronte Drosophila suzukii - spiega Tiziano Galassi del Servizio fitosanitario della Regione Emilia-Romagna -. Oggi questo insetto rappresenta un pericolo reale allo sviluppo della coltivazione del ciliegio in Italia. Speriamo che il 2015 sia meglio. La Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con altre regioni italiane, all'interno di un tavolo tecnico interregionale ha attuato diversi progetti per individuare le soluzioni agronomiche e di difesa a questa problematica. Questa è la strada per contrastare la Drosophila. Per quanto riguarda la lotta chimica ad oggi non esistono prodotti registrati contro la Drosophila suzukii. Nel 2014 è stato possibile utilizzarne alcuni solo grazie ad una deroga ministeriale per usi eccezionali, strada che sarà percorsa con tutta probabilità anche quest'anno".
"Nel 2009 la Drosophila è stata segnalata per la prima volta in Italia, in Trentino - spiega Nicola Mori, professore presso il Dafnae dell'Università degli studi di Padova -. Già nel 2011 si sono segnalati danni economici in tutte le aree cerasicole del centro e del nord Italia. In questi ultimi anni è stato possibile creare gruppi di lavoro interregionali al fine di impostare strategie comuni utili per il monitoraggio ed il contenimento di questo carpofago. Nel 2014, su stimolo del comune di Vignola, è stato creato un tavolo tecnico interregionale per confrontarsi ed individuare programmi di ricerca. Questa collaborazione ha permesso di individuare il mezzo tecnico più efficiente e selettivo per il monitoraggio della Drosophila e la definizione di programmi di difesa sostenibili attraverso l'impiego di reti anti-insetto, cattura massale e lotta chimica con gli insetticidi attualmente disponibili".
"Dal 2011 la Regione Emilia-Romagna ha predisposto un piano di monitoraggio per valutare la presenza della Drosophila nel territorio - spiega Rocchina Tiso, tecnico del Servizio fitosanitario della Regione Emilia-Romagna - e raccogliere dati sulla sua biologia e sul suo comportamento. Il tutto eseguendo un protocollo condiviso nell'ambito di un gruppo tecnico interregionale. I risultati del 2014 hanno evidenziato la presenza di una elevata popolazione del fitofago e di una certa aggressività. Infatti il clima mite dei mesi autunno-invernali del 2013-2014 ha favorito la sopravvivenza della popolazione svernante, aumentando così il rischio. Già nella prima settimana di maggio sono state individuate importanti presenze e solo grazie alla nostra rete di monitoraggio è stato possibile allertare tempestivamente gli agricoltori. Nel corso della stagione l'allerta è rimasta sempre alta, visto anche l'andamento meteorologico favorevole allo sviluppo dell'insetto".
L'insetto Drosophila suzukii matsumura è di origine asiatica e dal 2009 è stato individuato anche in Italia
"Grazie al monitoraggio abbiamo potuto capire la biologia ed il comportamento della Drosophila - spiega Giacomo Vaccari, tecnico del Consorzio fitosanitario della Provincia di Modena -. Questo insetto presenta una grande variabilità dovuta al diverso andamento climatico e alle caratteristiche pedoclimatiche del territorio. Le tecniche di monitoraggio oggi si basano sull'utilizzo di trappole innescate con attrattivi alimentari e sul controllo delle ovodeposizioni sui frutti. La precisione e l'applicatività di tali tecniche mostra però alcuni limiti. Infatti si è notato che quando le ciliegie diventano mature crolla il numero delle catture e crescono le ovodeposizioni. La motivazione è legata alla maggiore attrattività dei frutti verso le trappole. Abbiamo già attivato un tavolo tecnico comune per migliorare le performance di cattura ed i metodi di monitoraggio, utili alla validazione di modelli previsionali".
"A causa delle difficoltà nel controllo della Drosophila si stanno diffondendo anche sul ciliegio e sui piccoli frutti tecniche di protezione passiva come le reti anti-insetto - spiega Stefano Caruso, tecnico del Servizio fitosanitario della Provincia di Modena -. In Italia le prime sperimentazioni sono state fatte dalla Fondazione Edmund Mach, in Trentino, a partire dal 2012. Nel 2014 anche in Emilia-Romagna sono state fatte le prime esperienze: una in provincia di Modena con un impianto "monoblocco" e una in provincia di Ferrara con un sistema innovativo che prevede una chiusura per singola fila e la presenza di una rete doppia nella porzione superiore per proteggere anche dalla pioggia. Queste reti potrebbero avere anche una efficacia sulle caratteristiche del microclima e sulla qualità dei frutti".
"Nel 2014 sono state eseguite diverse prove di lotta sulla Drosophila suzukii sia in pieno campo che in laboratorio - spiega Mauro Boselli, tecnico del Servizio fitosanitario della Regione Emilia-Romgna -. Da queste attività emerge che non esiste ad ora una unica soluzione d'intervento e la sola prevenzione non basta. Infatti il miglior approccio è l'utilizzo di una vera e propria strategia di difesa multidisciplinare. Abbiamo potuto valutare l'attività di diversi formulati in sperimentazione. Dobbiamo tener presente che la lotta è prevalentemente di tipo adulticida. Inoltre bisogna tenere in considerazione come la Drosophila si manifesti prevalentemente in prossimità della raccolta, per cui il rispetto del tempo di carenza dei prodotti è fondamentale".