I più ottimisti speravano che già a giugno l'accordo sul nuovo regolamento si sarebbe trovato. E invece il semestre di presidenza polacco si è concluso con un nulla di fatto. La proposta di legge sulle Tea, le Tecnologie di Evoluzione Assistita (in inglese Ngt, New Genomic Techniques), si è arenata al trilogo, il tavolo di lavoro tra Commissione, Consiglio e Parlamento Ue.
I nodi del contendere sono principalmente due: l'etichettatura dei futuri prodotti alimentari ottenuti tramite le nuove tecnologie di miglioramento genetico e la protezione intellettuale delle nuove varietà, nel limbo tra brevetto e privativa.
"La presidenza polacca ha lavorato molto per raggiungere un accordo e il fatto di essere arrivati in Consiglio ad una proposta condivisa è già stato un ottimo risultato", ci spiega Herbert Dorfmann, eurodeputato che siede tra gli scranni del PPE a Strasburgo ed è membro della Commissione Agricoltura.
"Ora la palla passa alla presidenza danese, che dovrebbe impegnarsi per trovare un accordo con il Parlamento Europeo da qui a dicembre. La speranza è di arrivare presto ad un testo condiviso, che permetta ai nostri ricercatori e alle aziende di avere accesso a queste tecnologie innovative".
L'inaspettato impulso della presidenza polacca
La presidenza polacca del Consiglio dell'Ue si era posta l'obiettivo ambizioso di chiudere il dossier entro giugno, lavorando per creare una maggioranza tra gli Stati membri e spingendo il dossier fino al tavolo del trilogo. Tra le proposte avanzate c'era quella di introdurre l'etichettatura per i semi brevettati o in fase di brevetto (ma non per i prodotti alimentari) e un sistema di licenze che avrebbe garantito un accesso controllato alle nuove varietà ottenute con le Tea, riuscendo così a ottenere un consenso di massima in Consiglio.
Il 6 maggio scorso erano iniziate le discussioni con il Parlamento Ue, ma dopo quindici incontri non si è arrivati ad una sintesi, con una parte del Gruppo S&D (Socialisti e Democratici) che ha dato parere contrario in Commissione Agricoltura, affossando la proposta della presidenza polacca.
Etichette e brevetti: i nodi che bloccano il dossier
A dividere Parlamento e Consiglio sono due questioni centrali: l'etichettatura e la tutela della proprietà intellettuale. Da un lato, una maggioranza parlamentare (composta da Verdi, Renew Europe e da una parte di S&D) chiede che i prodotti ottenuti tramite Tea rechino in etichetta la dicitura "prodotto con nuove tecniche genomiche", per garantire trasparenza ai consumatori.
Dall'altro, il Partito Popolare e le altre forze conservatrici ritengono che le varietà ottenute con le Tea siano indistinguibili da quelle ottenute con metodi tradizionali e che un'etichettatura obbligatoria equivarrebbe a una discriminazione tecnologica.
"Una etichettatura sarebbe difficile da attuare, in quanto le piante Tea sono indistinguibili da quelle ottenute tramite le normali tecniche di miglioramento genetico", sottolinea Dorfmann. "Inoltre una etichettatura richiederebbe la creazione di una filiera dedicata e potrebbe portare ad una diffidenza da parte dei consumatori".
Il secondo punto critico riguarda la brevettabilità delle varietà vegetali ottenute con le Tea. Il Parlamento ha chiesto di escludere queste varietà dalla tutela brevettuale, mantenendo invece il sistema della privativa vegetale per tutelare il privilegio dell'agricoltore, nonché quello del costitutore, e garantire l'accesso alle sementi, senza rischi di contenziosi sui diritti di proprietà intellettuale.
Consiglio e Commissione, invece, sono favorevoli a concedere la possibilità di brevettare le piante Tea, anche se hanno posto dei paletti e hanno previsto un gruppo di lavoro che vigili sull'effetto di questa tipologia di strumenti di protezione della proprietà intellettuale sullo sviluppo di nuove varietà.
Ora tocca alla presidenza danese
Dal primo luglio scorso la presidenza del Consiglio dell'Ue è passata alla Danimarca, che eredita un dossier complesso e strategico per il futuro dell'agricoltura europea. A Bruxelles c'è consapevolezza sull'importanza di questo regolamento, non solo per il settore sementiero, ma anche per la competitività e l'innovazione dell'agricoltura Ue. Anche perché nel resto del mondo la ricerca va avanti a ritmi spediti e il rischio è che il vecchio continente rimanga indietro.
La Danimarca ha già fatto sapere di voler portare avanti convintamente il negoziato, con l'obiettivo di raggiungere un accordo con il Parlamento Europeo entro la fine dell'anno. La posta in gioco è alta: le Tea sono considerate strumenti essenziali per consentire agli agricoltori europei di affrontare le sfide climatiche, ridurre l'uso di fitofarmaci e rendere più competitivo il sistema agroalimentare dell'Ue.
Il dossier però è tutt'altro che semplice da affrontare. A livello di Consiglio Ue, infatti, non dobbiamo dimenticare che il mandato negoziale è stato sostenuto da una maggioranza qualificata e non all'unanimità. Non tutti i Paesi si sono trovati d'accordo: Slovenia, Croazia, Ungheria, Austria, Romania e Slovacchia hanno votato contro, mentre Germania e Bulgaria si sono astenute.
Al delicato equilibrio in sede di Consiglio si deve sommare quello in Parlamento. Il vero nodo è rappresentato dal Gruppo S&D, che su questo dossier si è diviso, con una parte dei deputati che sostiene le posizioni di Commissione e Consiglio Ue, mentre altri sono contrari. L'obiettivo degli sherpa danesi sarà dunque quello di convincere i reticenti S&D a trovare un punto d'incontro.
La speranza di tutto il mondo scientifico e imprenditoriale è che l'accordo non sia eccessivamente al ribasso. Un sì all'etichettatura equivarrebbe a bocciare le Tea, con ricadute pesantissime per l'agricoltura europea. Mentre sul nodo dei brevetti possono essere individuati degli strumenti che permetterebbero di tutelare gli investimenti delle ditte sementiere e al contempo evitare che il miglioramento vegetale si blocchi, ingessato da strumenti troppo rigidi, o che i piccoli agricoltori entrino in contenziosi con le ditte sementiere.
Il semestre danese sarà quindi decisivo per chiudere un dossier che si trascina da ormai troppi anni, garantendo a breeder, aziende e agricoltori l'accesso a queste tecnologie innovative, fondamentali per mantenere competitiva l'agricoltura europea nel contesto internazionale.






























