Riuniti, nel parterre del teatro, c'erano 800 addetti al settore. Al centro dello show (perché di vero e proprio spettacolo si è trattato, con ospiti sul palco, messaggi video proiettati sullo schermo, oggetti di scena), i rapporti di filiera fra gli operatori dell'ortofrutta, con la necessità di evitare, in futuro, gli scontri fra produttori e rete distributiva, in modo che il consumatore e la sua soddisfazione siano sempre più l'oggetto delle preoccupazioni principali di tutti.
Diversi gli argomenti prettamente agricoli che sono stati affrontati, fra gli ospiti infatti c'erano anche Paolo De Castro, coordinatore del gruppo S&D ComAgri al Parlamento europeo, ed Ettore Prandini, presidente nazionale di Coldiretti. Un capitolo del Rapporto sull'ortofrutta, consegnato agli ospiti a fine evento, è intitolato 'Agricoltura e Ambiente', anche perché non c'è carrello senza carretto. Dal cambiamento climatico, sempre più pressante, alla Pac post 2020, dalle regole per la registrazione dei principi attivi all'invasione degli insetti alieni, alla biodiversità, le preoccupazioni per il settore non mancano.
Nonostante l'impossibilità di essere presente fisicamente, la ministra dell'Agricoltura Teresa Bellanova ha voluto inviare un messaggio al settore e, parlando dallo schermo, ha detto: "C'è molto da lavorare per aggredire le debolezze strutturali del comparto ortofrutta, per esprimere al meglio le nostre eccellenze e per rafforzare la competitività sui mercati. E' necessario arrivare a un Rinascimento che dia più valore al lavoro e al prodotto, puntando su sostenibilità sociale ed economica. I cambiamenti climatici non devono scaricarsi solo sulla produzione". Proprio i cambiamenti climatici sono stati causa, secondo una stima di Coldiretti, di almeno 14 miliardi di danni al settore negli ultimi dieci anni e, sempre i cambiamenti climatici, contribuiscono all'insediamento di nuove specie aliene.
Nel Rapporto sull'ortofrutta si cita il Delivering alien invasive species in Europe e si contano 1.500 nuove specie in Italia (1/3 sono insetti), ogni anno vengono registrate otto nuove specie quando, nel Secondo dopoguerra, era solo una nuova all'anno. A questo proposito Prandini (Coldiretti) non ha avuto mezzi toni: "Vanno controllati i container che entrano in Europa. Se non poniamo attenzione, la cimice asiatica presto sarà solo uno dei tanti casi. Non possiamo attuare meccanismi di controllo vecchi di anni, ci vuole velocità. Pensare che sia ogni singolo Stato membro a farsi carico di ciò vuol dire non dare una risposta, il problema va visto in chiave comunitaria", ha detto.
Fra i temi quello delle competitività sui mercati internazionali: "Gli spagnoli - ha detto ancora Prandini - corrono nelle esportazioni ma oggi noi non siamo competitivi sul servizio, servono infrastrutture, bisogna ragionare su porti e aeroporti e puntare su una ferrovia ad alta velocità, un giorno in più di viaggio, quando si parla di prodotti deperibili, fa la differenza".
Fra le tante preoccupazioni dei produttori, la nuova Pac post 2020, per ora, non deve impensierire. Ad affrontare il tema c'era Paolo De Castro che, a margine del suo intervento dal palco, ha concesso un'intervista ad AgroNotizie: "Gli agricoltori possono stare tranquilli - ha detto - il regolamento transitorio farà slittare l'attuale Pac, la nostra volontà è di prorogare per due anni, dovrebbe quindi entrare in vigore il primo gennaio 2023. Abbiamo bisogno di tempo per evitare distorsioni che non ci piacciono, per esempio la ri-nazionalizzazione, non vogliamo spacchettare la Pac in tante politiche nazionali. Vogliamo mantenere nelle mani delle istituzioni europee gli indirizzi, gli strumenti e il controllo, non vogliamo mettere i nostri agricoltori in competizioni con l'efficienza amministrativa degli Stati membri. Per le coperture - ha detto ancora De Castro - non essendoci esercizio provvisorio in Europa, il bilancio deve per forza essere approvato entro il 2020, io credo fra la primavera e l'estate".
E i temuti tagli per la nuova Pac? Su questo De Castro non ha potuto dare risposte: "Sono gli Stati membri che devono decidere quante risorse dare all'Europa. Il Parlamento europeo propone un peso 1.3% del Pil di ogni paese per fare tutte le politiche europee, la proposta della Commissione è 1.1%, bisognerà vedere quale sarà la soluzione scelta dai capi di Stato e di Governo".