"L'emergenza idrica, che si sta prospettando nell'Italia settentrionale, non colpirà solo l'agricoltura, ma tutti gli interessi che gravano sulla risorsa idrica". 
Lo afferma Francesco Vincenzi, presidente dell'Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue, sottolineando la situazione critica per la mancanza di piogge. 
 

Emilia Romagna

"L'agricoltura ha sete e siamo preoccupati". Sono queste le parole del presidente di Cia - agricoltori italiani dell'Emilia Romagna, Cristiani Fini, sulla situazione nelle campagne del territorio.
"La preoccupazione degli agricoltori - afferma Fini - è aggravata dal fatto che le alte temperature, inusuali per questo periodo dell'anno, stanno provocando un considerevole aumento dell'evapotraspirazione delle piante. A questo si aggiunge, poi, un impegno straordinario del sistema delle bonifiche per garantire l'approvvigionamento idrico da parte delle aziende agricole per limitare i danni che la siccità sta causando alle colture in campo e quelle prossime alle alla semina o al trapianto".
"È necessario - conclude Fini - che il governo valuti provvedimenti straordinari volti a ridurre l'incidenza del prezzo dell'energia elettrica ai consorzi di bonifica che si sono tempestivamente attivati per garantire la salvaguardia del patrimonio produttivo delle aziende agricole emiliano romagnole".

Una situazione, testimoniata anche dai dati rilevati dai tecnici del Canale emiliano romagnolo, che sta creando seri problemi all'agricoltura. "Sempre più giù il livello del Po, un metro in meno se rapportato alla media del periodo. Il Canale emiliano Romagnolo ha già erogato 18 milioni di metri cubi d'acqua: 3 milioni in più rispetto a marzo 2012, anno particolarmente siccitoso. Questa situazione - spiega il presidente di Confagricoltura Forlì-Cesena-Rimini e vicepresidente del Cer Carlo Carli - si registra a luglio non all'inizio della primavera. I Consorzi di bonifica devono incentivare la costituzione di nuovi soggetti irrigui locali, seguendo la richiesta che arriva dalle aggregazioni di agricoltori, con l'obiettivo di progettare potenziamenti infrastrutturali e rafforzare il sistema idrico del Canale emiliano romagnolo".

Allarme anche per il Consorzio di bonifica dell'Emilia centrale che gestisce una derivazione al servizio di 200mila ettari tra Reggio Emilia, Modena fino al mantovano: il 70% della risorsa idrica deriva dal Po.
 

Lombardia

Il quadro in Lombardia non è migliore. A preoccupare è il lago di Como, il cui livello (7,6% della capacità di riempimento) si avvicina rapidamente al minimo storico. 

Nel comprensorio del Consorzio di bonifica Terre dei Gonzaga in Destra Po, tra Lombardia ed Emilia Romagna, è iniziato l'invaso dei canali per garantirsi l'acqua necessaria nell'ormai probabile caso di siccità.
"Il prelievo idrico avviene dal fiume Po nel comune di Boretto tramite due stazioni di pompaggio idraulico per 20mila litri al secondo - indica il direttore dell'ente consortile, Raffaele Monica - L'acqua viene immessa nel canale derivatore e poi distribuita nel comprensorio attraverso canali irrigui, costruiti appositamente nel secondo dopoguerra; in pochi giorni tutti gli alvei stanno raggiungendo la quota indicata".

"Il Consorzio - aggiunge la presidente, Ada Giorgi - attivandosi in anticipo, è riuscito ad ottenere il rinnovo della concessione fino al 2046, confermando gli attuali limiti di portata; così, concluse le operazioni di rimozione della sabbia depositata dal fiume in corrispondenza delle pompe, ha potuto avere inizio l'attività di derivazione. Questo per aumentare la resilienza del territorio ai cambiamenti climatici e rispondere alle necessità degli agricoltori, che non possono certo attendere i tempi della burocrazia".


Veneto

Anche il Veneto rischia una crisi idrica uguale, se non peggiore, rispetto al 2017. Allerta che arriva dall'assessore regionale all'Agricoltura e alla bonifica Giuseppe Pan e dagli 11 Consorzi di bonifica del Veneto.
"Grazie ai progetti esecutivi predisposti dagli 11 consorzi di bonifica - sottolinea Pan - il Veneto è riuscito ad aggiudicarsi quasi metà dei finanziamenti del piano irriguo nazionale".

A preoccupare non è solo l'andamento della stagione invernale ma anche i cambiamenti climatici in atto nell'ultimo quarto di secolo.
"La siccità è ormai normalità - avvertono il presidente veneto dell'Unione bonifiche, Giuseppe Romano e il direttore di Anbi Veneto, Andrea Crestani - pertanto il sistema regionale dei Consorzi deve attivarsi in modo strutturale per realizzare bacini, garantire gli invasi e la portata dei fiumi, mantenere in funzione 25 mila chilometri di canali irrigui. L'obiettivo è gestire in modo ottimale l'acqua, non solo a beneficio dell'agricoltura, ma soprattutto a scopo ambientale".
 

"Serve pioggia"

Ora si spera nell'arrivo della perturbazione proveniente dal Nord Europa.

"Le precipitazioni - afferma la Coldiretti - sono importanti per ripristinare le scorte di acqua sulle montagne, negli invasi, nei laghi, nei fiumi e nei terreni asciutti, per lo sviluppo primaverile delle coltivazioni. La pioggia però deve cadere in modo costante e durare nel tempo, mentre i forti temporali rischiano di provocare danni poiché i terreni non riescono ad assorbire l'acqua che cade violentemente".