A guidare questa cordata è proprio l'Italia che, nell'ultimo Consiglio Agricoltura dell'Unione europea, ha sollecitato un intervento urgente della Commissione europea per attivare la clausola di salvaguardia per le importazioni dai paesi Eba, riconoscere la specificità del settore risicolo nella Pac, potenziare i modelli di etichettatura e approfondire gli studi sul settore.
Otto paesi, quattro richieste fondamentali
I ministri dell'Agricoltura di Italia, Francia, Spagna, Bulgaria, Grecia, Ungheria, Portogallo e Romania hanno sottoscritto questa settimana a Bruxelles un documento strategico con quattro richieste principali.La prima è attivare la clausola di salvaguardia per le importazioni dai paesi Eba (i paesi "everything but arms") e valutare la possibilità di rimuovere i vincoli che impediscono l'efficace applicazione delle misure di salvaguardia per le importazioni dai Pma (i paesi meno avanzati).
La seconda, riconoscere la specificità del settore nella nuova Politica agricola comune. E ancora, potenziare modelli di etichettatura attraverso adeguate iniziative per aumentare il consumo del riso prodotto nell'Unione europea.
Infine, approfondire gli studi per valutare gli effetti che questi sistemi riguardanti i paesi meno sviluppati hanno avuto sui diritti sociali e dei lavoratori nei paesi Eba.
I numeri della crisi del settore risicolo
Secondo una recente analisi di mercato, dal 2008-2009 al 2015-2016, vale a dire grossomodo da quando è stata avviata la completa liberalizzazione delle importazioni dai paesi meno avanzati, si è registrato un aumento del 65% dell'import totale di riso verso l'Unione europea. Proprio nella campagna 2015-2016 è stato raggiunto il record di 1,34 milioni di tonnellate importate. Quanto al 2016-2017, la Commissione europea si aspetta un livello record di giacenze finali di 586mila tonnellate che equivarrebbero al 30% della produzione dell'Unione europea."Secondo queste tendenze - commentano dal ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali - ci sarà un rischio reale che l'Ue divenga completamente dipendente dalle importazioni di riso dai paesi terzi. Inoltre, il conseguente abbandono dei terreni coltivati a riso nell'Ue, rischia di provocare un impatto molto grave e negativo in termini di conseguenze ambientali e sociali".
Invertire la tendenza, tutelare produzioni e paesaggi, garantire i consumatori
"La crisi del settore è a livello europeo - sostiene il ministro italiano per l'Agricoltura Maurizio Martina - e come tale va affrontata. La salvaguardia del reddito dei nostri produttori è una priorità e per questo continuiamo la nostra battaglia, insieme ad altri sette paesi dell'Ue che rappresentano praticamente tutta la produzione risicola europea, chiedendo alla Commissione un intervento concreto e immediato".E' giunto dunque il tempo di cambiare rotta.
"Non possiamo più permetterci uno squilibrio di mercato come questo - continua Martina - frutto di accordi che mettono in difficoltà i nostri agricoltori oggi e che in prospettiva rischiano di azzerare la produzione europea. E' il momento delle risposte per invertire la tendenza, tutelando le produzioni, i paesaggi coinvolti nelle produzioni e garantendo allo stesso tempo sicurezza e trasparenza ai consumatori".
Non solo il riso sul piatto del Consiglio Ue
I ministri dell'Agricoltura degli Stati membri si sono confrontati anche sugli sforzi dell'Ue per aprire nuovi mercati mondiali e promuovere i prodotti agricoli dell'Ue e sui negoziati in corso e in cantiere con il Mercosur, il Messico, le Filippine e l'Indonesia.Sono stati presentati, inoltre, programmi e priorità per i settori dell'agricoltura e della pesca.
I ministri hanno incoraggiato la Commissione a fare della semplificazione una priorità nella revisione della normativa agricola e hanno chiesto un bilancio adeguato per la futura Pac.