Cia Puglia chiede al Governo di istituire a Foggia la Commissione unica nazionale, prevista dal Piano nazionale cerealicolo, e lancia un piano in sette punti per uscire da una situazione che, alla vigilia della mietitura, costringe i cerealicoltori in molti casi a produrre in perdita. Perché anche i contratti di filiera, mediamente attestati su prezzi minimi intorno ai 280 euro a tonnellata, e le polizze sperimentali sul rischio di mercato, riescono a coprire i costi di produzione che portano la linea di pareggio dei cerealicoltori intorno ad un prezzo all’origine da 300 euro a tonnellata, cifra che sarebbe necessaria a coprirli, ma che oggi né il mercato, né gli altri strumenti sono in grado di garantire.
“Il Governo si dia da fare, la guerra del grano non riguarda un solo territorio, ma l’identità e il futuro dell’agricoltura italiana. Privilegiamo misure concrete ed un approccio realistico al problema" ha affermato Carrabba.
“Cominciamo con l’istituire la Commissione unica nazionale per la rilevazione dei prezzi del grano duro, a Foggia. La Puglia è il territorio che produce più qualità e la maggiore quantità del grano duro in Italia. E’ una promessa del Governo da tanto tempo, anche troppo, ed è il momento di realizzare quell’impegno" ha ricordato Carabba.
I sette punti del piano
Il rilancio del comparto, secondo Cia agricoltori italiani della Puglia, presuppone l’attivazione di una serie di attività:- velocizzare l’attuazione delle misure previste nel piano cerealicolo nazionale;
- incentivare accordi e contratti di filiera equi, che diano valore alla qualità dei grani italiani;
- prevedere una campagna di promozione della pasta italiana nel mondo;
- garantire la massima trasparenza delle borse merci;
- rendere obbligatoria la comunicazione delle scorte da parte degli operatori commerciali e industriali;
- autorizzare eventuali nuovi centri di stoccaggio per l’ammasso delle sole produzioni locali, volte a favorire una maggiore aggregazione dell’offerta;
- verificare che i centri di stoccaggio autorizzati siano destinati principalmente per le produzioni locali.
“Bisogna ricordare e ribadire che, al di sotto dei 300 euro alla tonnellata, i produttori non riescono a sostenere i costi di produzione: praticamente, sono costretti a produrre in perdita - ha spiegato Carrabba -. Lo abbiamo detto e lo ribadiamo: è necessario che il Governo mostri la volontà, e abbia la necessaria determinazione, di intervenire con ogni strumento a sua disposizione per sostenere la redditività degli agricoltori e scongiurare lo scenario peggiore, vale a dire che i produttori decidano di rinunciare a coltivare grano”.
Nel 2016, i dati relativi alle quantità di grano raccolte in Puglia misero in rilievo numeri da record, ma il crollo dei prezzi determinò, in media, nel 2016 per ogni impresa agricola che aveva destinato in parte o totalmente la propria terra alla coltivazione del grano, una perdita di circa 165 euro per ogni ettaro.