E’ quanto emerso dal 28 agosto al 2 settembre scorsi nel corso della Summer School sul tema “Pratiche agricole, pratiche sociale: costruire percorsi di agricoltura sociale” tenutasi nelle case di reclusione di Isili, Mamone e Is Arenas.
"La Regione condivide e sostiene l’obiettivo di sviluppare e potenziare i progetti di agricoltura sociale incentrati sulla formazione e professionalizzazione dei detenuti nelle tre colonie penali agricole sarde. Queste strutture, infatti, hanno grandi potenzialità: non solo sotto il profilo agroalimentare, ma come concrete occasioni di reinserimento sociale e lavorativo" ha affermato il 2 settembre ad Arbus (Medio Campidano) nella casa di reclusione di Is Arenas l’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, durante l’intervento nel corso della giornata di studio conclusiva.
L’iniziativa, partita il 28 agosto a Cagliari e organizzata dalla Rete rurale nazionale in collaborazione con il Crea - Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, il ministero della Giustizia e l’agenzia regionale Laore, ha previsto un percorso formativo per lo sviluppo di progettualità di agricoltura sociale nei territori rurali e nelle comunità locali e ha toccato le tre colonie penali agricole, con l’attivo coinvolgimento degli ospiti delle strutture detentive. Una prima sperimentazione è in corso di avviamento in Sardegna, finanziata mediante gli assi II e III del Piano operativo nazionale Inclusione e il Programma di sviluppo rurale 2014-2020, con la finalità di estenderla, sulla base dei risultati ottenuti, alle colonie penali toscane di Pianosa e Gorgona.
“Vogliamo rafforzare il concetto di agricoltura come produzione di beni comuni - ha sottolineato la titolare regionale dell’Agricoltura - il perno del rilancio della nostra agricoltura è la qualità dei prodotti, che si può ottenere solo se si opera in un territorio di qualità non solo da un punto di vista ambientale, ma anche sociale e inclusivo. Quindi siamo soddisfatti di essere protagonisti di questo progetto pilota che, attraverso l'attività agricola, attiva nuove politiche di welfare."
L'esponente della Giunta ha poi aggiunto: "Riteniamo possibile che la costruzione di professionalità agricole nelle colonie penali sarde diventi la regola e non più l’eccezione, grazie al miglioramento delle produzioni agroalimentari, anche attuando sinergie interne tra le strutture isolane per una produzione integrata, una maggiore collaborazione con le agenzie agricole regionali e trovando strade per la commercializzazione delle produzioni con il rilancio del marchio GaleGhiotto come garanzia dell’alta qualità alimentare e sociale".
Il lavoro da fare è ancora tanto, non solo a livello di mentalità di tutti gli attori coinvolti ma anche sotto il profilo legislativo. Infatti, per Falchi "sono necessarie modifiche normative che rendano le case di reclusione più permeabili nei confronti delle comunità e del tessuto produttivo locale e facilitino il trasferimento dei detenuti che vogliano intraprendere una formazione in campo agricolo. Come Regione che punta sull’innovazione anche in campo agricolo, siamo orgogliosi di ospitare questa sperimentazione che speriamo abbia una ricaduta positiva sul sistema penitenziario italiano”.